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L’intervento
del Vicepresidente americano
alla Trilaterale di Washington
Maurizio Molinari – “La
Stampa” 17 aprile 2005
Dick Cheney: “Pyongyang vuole vendere l’atomica ai terroristi”
WASHINGTON
Allarme per i tentativi di Pyongyang di vendere atomiche ai terroristi
sul mercato nero e determinazione ad ottenere dall'Onu il blocco del
programma nucleare iraniano: cravatta rossa e doppio petto blu Dick
Cheney sceglie la platea della riunione annuale della Commissione
Trilaterale per spiegare come sia la lotta alla proliferazione di armi
non convenzionali il tema più caldo per l'amministrazione Bush. L'ex
presidente della Camera dei Rappresentanti, il democratico Thomas Foley,
introduce l'ospite come «uno dei vicepresidenti più potenti degli
ultimi secoli» e Cheney ringrazia alla sua maniera: «L'unico
vicepresidente degli ultimi secoli».
Fra i presenti giunti da Asia, Europa e Nord America ci sono anche
alcuni noti avversari di Cheney, come Zbignew Brzezinski, ex consigliere
per la sicurezza nazionale di Jimmy Carter, secondo il quale «da questo
vicepresidente non ci sono da attendersi grandi novità». Ma Cheney
smentisce chi si attende un discorso formale e sfrutta l'occasione di
avere come pubblico politici, alti funzionari ed esperti di sicurezza di
tre continenti per far capire cosa ha in mente l'amministrazione Bush
per i prossimi mesi. «Riteniamo possibili attacchi biologici e nucleari
da parte di gruppi terroristi come Al Qaeda contro città americane o di
altri Paesi - esordisce - è un pericolo che abbiamo sempre in mente,
mai abbassare la guardia». Cacciati i taleban da Kabul, eliminati «centinaia
di militanti di Al Qaeda» in Pakistan, rovesciato Saddam in Iraq e
ottenuto dall'Arabia Saudita un «atteggiamento più aggressivo» contro
gli islamici, Cheney spiega che bisogna affrontare la proliferazione, al
fine di impedire un attacco terroristico di dimensioni ben maggiori
dell'11 settembre. La strategia dell'amministrazione segue quattro
direzioni: tenere ben protetti ovunque nel mondo ordigni e sostanze
nucleari; dare una caccia senza tregua ai terroristi che vogliono
entrarne in possesso; far sì che i trattati contro la proliferazione
siano più efficaci; ostacolare il traffico illegale di armi nucleari. A
tale ultimo riguardo la principale minaccia viene da Kim Jong Il. «Da
quanto sappiamo - spiega il vicepresidente - la Corea del Nord versa in
una terribile situazione economica e per ottenere risorse tenta di
vendere ordigni nucleari a gruppi o Stati terroristi». E' la prima
volta che un alto esponente dell'amministrazione accusa direttamente
Pyongyang di voler immettere bombe atomiche sul mercato nero del
terrore. Per disinnescare il pericolo nordcoreano la Casa Bianca
continua a puntare sul negoziato multilaterale e in primo luogo sul «ruolo
della Cina» mentre nel caso dell'Iran Cheney spiega che «il prossimo
passo che abbiamo di fronte per evitare che entri in possesso
dell'atomica è portare il caso al Consiglio di Sicurezza dell'Onu».
Se Pyongyang ha già «alcuni ordigni» l'Iran potrebbe averli presto ed essendo «la nazione che più sostiene il terrorismo» un tale sviluppo renderebbe ancora più verosimile la minaccia di un 11 settembre nucleare. Sebbene l'amministrazione sostenga gli sforzi negoziali di Londra, Berlino e Parigi per ottenere la cancellazione del programma nucleare iraniano, Cheney fa capire che questa fase lascerà presto il campo ad un'iniziativa all'Onu sulle sanzioni a Teheran. «Riuscire a trovare un accordo al Consiglio di Sicurezza sarà difficile - ammette - perché molte nazioni hanno solidi rapporti economici con l'Iran per via del petrolio e perché avremo bisogno di una risoluzione molto efficace, non come quelle che furono votate per molti anni nei confronti dell'Iraq rivelandosi inutili». Lo scenario di un nuovo braccio di ferro in vista all'Onu sull'Iran emerge con chiarezza dalle parole di Cheney, che tuttavia per rassicurare la platea aggiunge che «gli Stati Uniti non aspirano ad usare la forza militare» ma solo a fermare una nazione pericolosa per il sostegno ai terroristi e «la dichiarata intenzione di distruggere Israele». Dalle parole del vicepresidente trapela la convinzione che il caso-Iran sarà un banco di prova per le Nazioni Unite: «Quando si parla di riforma dell'Onu noi siamo favorevoli, la riteniamo necessaria, ma ciò che serve di più non è avere un numero maggiore di seggi permanenti bensì un'organizzazione più efficiente, diversa da quella rimasta intrappolata nello scandalo "Oil for Food" durante il periodo delle sanzioni all'Iraq».
Prima
di salutare la platea della Trilaterale, Cheney ha ancora tempo per
qualche riflessione.
Riguardo
al futuro della Nato spiega che «sono ancora troppe le forze militari
orientate verso le vecchie missioni della Guerra Fredda» mentre «sono
troppo pochi i contingenti che possiamo impiegare per le nuove missioni
di sicurezza». Mentre sull'Iraq si mostra fiducioso perché «a due
anni dall'intervento miliare ed a dieci mesi dal passaggio dei poteri ha
un governo frutto della volontà popolare ed un'Assemblea che si accinge
a redigere sulla nuova Costituzione, credo le prossime scadenze della
transizione saranno rispettate». Ma il momento del ritiro non è ancora
arrivato: «Le nostre truppe non resteranno un giorno più del
necessario, se ne andranno solamente quando il lavoro sarà terminato»