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Da
Emanuela Orlandi a Simonetta Cesaroni: dodici donne un solo assassino
Prof. Paolo
Franceschetti – 4/09/2008
Si tratta di una persona – ben individuata - che avrebbe avvicinato
tutte queste donne prima della loro morte o della loro scomparsa, con la
scusa di farle collaborare per una nota marca di cosmetici.
Il libro delinea molto bene i depistaggi, l’incuria, la mancata volontà
(sia dei giornalisti che degli inquirenti) nell’individuare veramente
il colpevole, nonostante in tutti questi delitti ci fossero delle
analogie così forti da indurre ben più di qualche sospetto.
Diamo brevemente conto dell’interessante libro dei due autori (un
magistrato e un giornalista RAI) aggiungendo alcune nostre
considerazioni.
Riepiloghiamo i fatti e le vittime, tralasciando la
scomparsa di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi, che ci porterebbe a
complicare troppo la questione.
7.4.1982 Rosa Martucci. Strangolata. Colpita ripetutamente con un
oggetto contundente che non viene trovato. La perizia accerta che la
vittima è stata uccisa in un luogo diverso da dove fu ritrovato il
cadavere, senza violenza sessuale. Mancano alcuni vestiti che
l’assassino ha portato con sé, tra cui uno stivale. I giornali
diranno che era una drogata, ma la notizia si rivela non vera.
Nei mesi successivi e con le stesse modalità moriranno:
Augusta Confaloni, Bruna Vattese, Lucia Rosa, Giuliana Meschi, Fernanda
Durante, Caterine Skerl Cinzia Travaglia. Marcella Giannitti. Giuditta
Pennino. E, infine, Simonetta Cesaroni. Non viene trovata l’arma del
delitto, la vittima è sempre uccisa in un luogo diverso dal
ritrovamento e, cosa molto importante, i delitti avvengono nella stessa
zona di Roma.
Tutte queste morti presentano un’altra particolarità. Le vittime,
dati i colpi che ricevono, perdono una quantità notevole di sangue,
dati i colpi che ricevono, ma per la maggior parte di esse non vengono
trovate tracce di sangue nei dintorni, in certi casi il cadavere sembra
addirittura “lavato”, come dicono gli autori.
Lupacchini e Parisi giustamente individuano un movente rituale in questi
delitti. Ma resta da individuare il rituale.
A nostro parere risulta evidente che si tratta di delitti
rituali dell’organizzazione massonica ed esoterica chiamata Rosa
Rossa.
Per fare questo dobbiamo fare il calcolo del valore numerico delle date,
e analizzare altri dati.
Premettiamo che nella ritualistica massonica, i numeri da
collegare agli omicidi sono in genere i seguenti:
- 7, il numero perfetto. Che è anche il numero di elezione della Rosa
Rossa.
- 8 (che nella Cabala simboleggia la giustizia, quindi uccidere qualcuno
significa fare giustizia),
- 11 (che ha assunto lo stesso significato dell’otto nella
ritualistica rosacruciana della Golden Dawn, l’ordine magico ed
esoterico al cui interno è nata
- 13 (che simboleggia la morte e la trasformazione)
- infine quasi tutti i multipli di
Ora, calcolando il valore numerico delle singole date
vedremo che ogni data ha un significato rituale. Infatti:
14.8.1982. Augusta Confaloni. Valore numerico della data:
(1+4+8+1+9+8+2) =33.
19.2.1983. Bruna Vattese. Valore numerico: 33
5.7.1983. Tea Stroppa. Valore: 33.
14.7. 1983. Lucia Rosa. Valore. 33.
31.10.1983. Fernanda Durante. Il valore numerico della data
questa volta è 8. C’è una particolarità: qui viene ritrovata
l’arma del delitto. L’altra cosa curiosa è che i giornali sbagliano
l’età della vittima. Non dicono 53 anni ma…. 33.
Il cadavere è colpito con 35 coltellate ma non vengono trovate
macchie di sangue, come se la vittima fosse stata uccisa in un altro
posto. “Sembrava lavato” scrivono gli autori del libro.
Per chi non è abituato al calcolo dei numeri spieghiamo che non è
sempre possibile uccidere in una data il cui valore sia 33. Ad esempio
nel 2008, nessun giorno ha questo valore, Nel
21.1.1984. Caterine Skerl. Valore: 8
28.6.1984 Cinzia Travaglia. Valore: 11.
21.10.1984. Marcella Giannitti. Valore: 8
14.9.1986 Giuditta Pennino. Valore: 11.
7.8.1990. Simonetta Cesaroni: Qui il valore numerico è
sette. Forse perché sette è il numero perfetto. Il numero che si
riferisce alla legge del settenario, a cui, nel sigillo di Salomone,
conducono le somme di tutti gli altri numeri e che chiude tutti gli
altri delitti (Oswald Wirth, I Tarocchi, pag. 84; vedere anche Papus, La
scienza dei numeri, pag. 90). Forse è solo una coincidenza. Certo però
che troppe sono le altre coincidenze, come il lavaggio del corpo, la
posizione ritualistica del cadavere, e ancora una volta, il collegamento
con l’uomo della Ferrari.
Veniamo al libro. Gli autori non prendono in considerazione
l’ipotesi che i delitti in questione siano delitti rituali
dell’organizzazione esoterica e massonica denominata Rosa Rossa.
Eppure per chi conosce, sia pure poco, questa organizzazione, la cosa è
di tutta evidenza.
Quanto al sangue, non fu trovato perché, trattandosi di delitti
rituali, la vittima è stata uccisa da un’altra parte.
E’ stata uccisa lentamente perché una regola di questi riti è che la
vittima deve soffrire, affinché il sangue e l’arma del delitto siano
impregnati dell’energia e della paura della vittima.
Se le nostre premesse sono giuste, allora, il cadavere non è stato
semplicemente “lavato” ma il sangue è stato prelevato per essere
usato nei riti esoterici dell’organizzazione .
L’omissione degli autori è abbastanza logica in realtà.
Quella ipotizzata da noi è una visione quasi fantascientifica, per chi
non conosce questa organizzazione, e non sa che essa è ramificata fino
ai vertici più alti dello stato. Così come pare fantascientifica
l’idea di rituali fatti col sangue e le parti anatomiche delle
vittime.
D’altronde, in un dialogo ipotetico con gli autori chiederei loro
quale delle due ipotesi è più fantascientifica:
1)
che un
solo uomo la faccia franca dodici volte in dodici delitti diversi, che
gli investigatori siano tutti incapaci, che i giornali volutamente
evitino SEMPRE di indagare su una notizia che – in fondo – potrebbe
pure essere interessante da esplorare dal punto di vista
giornalistico….
2)
Oppure
è più fantascientifico parlare di un’organizzazione complessa, che
copre sempre e sistematicamente tutti i delitti commessi dai loro
affiliati, e con ramificazioni tanto in alto da arrivare ai massimi
vertici delle istituzioni?
Scrivono gli autori del libro: “Affinché qualcuno ci
possa convincere che furono coincidenze fortuite, si prepari a fornirci
argomenti ponderosi (pag. 145)”.
La stessa cosa diciamo noi. Affinché qualcuno ci possa convincere che
la mancata individuazione dei colpevoli, il lavaggio del sangue, i
depistaggi, ecc. sono solo una coincidenza, si prepari a fornirci
argomenti ponderosi. E chi è esperto in matematica, ci dica quante
possibilità esistono che, prendendo in considerazione alcuni delitti a
caso, senza nessun nesso tra loro, possano ricorrere gli stessi valori
numerici i quali – guarda caso – sono anche numeri simbolici per la
massoneria.
Vi consigliamo di acquistare il libro non solo perché
offre un buon quadro di insieme degli apparati investigativi e
dell’informazione in Italia, ma fornisce numerosi spunti e collega
questi delitti a quello di Emanuela Orlandi offrendo motivi di
riflessione molto interessanti a chiunque non si accontenti della verità
preconfezionata dei giornali e delle televisioni.
***
PS. Questo libro mi ha fatto tornare in mente una poesia
sulla Rosa Rossa che gira in Internet. Inizio a pensare che sia stata
composta da qualcuno che
13 degli apostoli le accuse
13 il numero di Fatima e del suo segreto
13 i livelli della piramide, alla cui cima il veto
la rosa rossa cospira per governare nel sangue. Ecc…
Vero che secondo gli autori del libro le morti
sono dodici, ma pure gli apostoli, a quanto ci è stato tramandato,
erano dodici. E, a meno che la poesia non sia un falso come quello di
Modigliani, magari un significato ce l’ha.
Il
delitto rituale e la giustizia: cenni ai delitti di Cogne ed Erba.
Prof. Paolo
Franceschetti – 4/09/2008
Premessa.
L’omicidio rituale è uno degli omicidi più diffusi da
secoli. Tutt’ oggi sono delitti rituali molti dei delitti
“inspiegabili” della nostra cronaca quotidiana; tali delitti sono
inspiegabili e misteriosi infatti solo perché per una serie di motivi
(coperture ad alti livelli, disinformazione da parte della gente comune,
ecc.) vengono trattati come delitti comuni. Da qui le contraddizioni
nelle indagini, gli aspetti oscuri in vicende che sono quasi
quotidianamente all’attenzione dei mass media come i delitti di Cogne,
Erba, Meredith e Garlasco. Inoltre, a parlare di omicidi rituali, si
finisce per essere presi per matti, quindi quei pochi che intravedono la
verità spesso tacciono, mentre quelli che ne parlano apertamente come
Gabriella Carlizzi, vengono considerati dei visionari.
L’omicidio rituale.
Concetto.
Vediamo cos’è l’omicidio rituale, per poi capire il
motivo dell’apparente disinteresse degli apparati investigativi e
della letteratura scientifica (sia essa psichiatrica o forense).
L’omicidio rituale è quello compiuto non per motivi contingenti e
variabili, ma per una finalità precisa, ulteriore al delitto stesso, e
funzionale agli interessi di un gruppo organizzato (religioso, sociale,
o di altro tipo) o del singolo. Per essere annoverato nella categoria
degli omicidi rituali il fatto deve presentare delle caratteristiche
costanti, funzionali al raggiungimento dello scopo finale.
In tal senso sono omicidi rituali oltre ai delitti di gruppi satanici,
molti delitti di mafia (non
tutti), i delitti di un serial killer, e i delitti massonici.
Nei delitti di mafia, ad esempio, gli omicidi seguono
spesso una precisa ritualistica quando si tratta di eliminare un
affiliato che ha parlato troppo o ha tradito. Nel libro “Gomorra”
Alberto Saviano descrive ad esempio l’uccisione da parte della camorra
di un affiliato che si era pentito, che viene ritrovato in mezzo alla
strada, col corpo martoriato in modo terribile e la lingua mozzata. Il
traditore, in altre parole, non può morire in un modo qualsiasi, ma
deve morire seguendo un preciso rituale che serva da deterrente per i
delatori futuri, e serva al tempo stesso da sfoggio di potenza da parte
dell’organizzazione.
Sono delitti rituali quelli commessi da organizzazioni
sataniche, come le cosiddette Bestie di Satana, una delle poche sette
che è incappata nella maglie della giustizia (le altre invece sono
libere di agire come a loro pare, grazie alla cospicua letteratura
scientifica di esperti famosi che insistono nel sostenere che il
satanismo sia un fenomeno poco diffuso, in cui al massimo si sgozza
qualche gallina; esperti che però non forniscono mai una risposta alla
domanda “che fine fanno le centinaia di bambini italiani che
spariscono nel nulla senza lasciare traccia, secondo i dati ufficiali
della polizia di stato?”).
Assolutamente mai trattato, nella letteratura, è
l’omicidio massonico, così come noi lo abbiamo esposto in articoli
precedenti. Eppure l’omicidio massonico vanta una tradizione secolare,
sussurrata, ma mai analizzata a fondo. Una tradizione che vede tra le
vittime illustri persone come Mozart (si pensa che venne avvelenato
perché nella sua opera il Flauto magico aveva rivelato alcuni segreti
massonici; e si racconta che il suo requiem è un’opera incompiuta
perché lui la stava scrivendo per se stesso, sapendo che lo avrebbero
ucciso), e imperatori come Ludovico II di Baviera che non a caso muore
in una data ammantata di simbologia rituale massonica: 13 giugno 1886,
data il cui valore numerico è – non a caso – 33 (1+3+6+1+8+8+6).
La cosa che colpisce di più è che manca una trattazione
degli omicidi rituali anche in opere specialistiche; ad esempio nel
manuale “Crime Classification Manual”, cioè il manuale dell’FBI
sulla classificazione e investigazione dei crimini violenti, manca
totalmente una voce corrispondente a “omicidio rituale”. Troveremo
“omicidio domestico” “omicidio domestico spontaneo” addirittura
“omicidio a sfondo sessuale di donna anziana” ma neanche un accenno
a omicidi rituali di altro tipo. Una dimenticanza non casuale,
probabilmente, dato che il rapporto tra omicidi a sfondo sessuale di
donna anziana, contro gli omicidi rituali satanici nel nostro paese è
di 1:1000.
Mentre digitando in Internet la voce “omicidio
rituale”, oppure cercando dei libri specifici sull’argomento,
troverete una marea di libri e informazioni sull’ “Omicidio rituale
ebraico”, con tutte le polemiche recenti sul libro di Ariel Toaf
“Pasqua di sangue”; poi migliaia di pagine sull’omicidio del
Piccolo Simonino da Trento avvenuto nel 1475; ma nulla sull’omicidio
rituale dei nostri giorni. Silenzio assoluto.
Non c’è da meravigliarsi poi se le indagini sugli omicidi rituali, come i dodici omicidi presi in considerazione nell’articolo precedente a questo, non vengano riconosciuti come tali. Perché delle due l’una: o chi indaga appartiene all’organizzazione, quindi quando riconosce la simbologia avrà cura di non rivelarla. Oppure chi indaga non la conosce, e inevitabilmente gli parrà fantascienza l’idea di trovarsi davanti ad un’organizzazione tanto complessa da avere collegamenti e radici ovunque, in grado di bloccare ogni indagine in virtù del giuramento di segretezza che vincola gli appartenenti a queste organizzazioni in ogni grado.
Come riconoscere
l’omicidio rituale.
L’omicidio rituale si riconosce da alcuni indizi. Un
indizio è la data. Poi un indizio importante, nei delitti della Rosa
Rossa, è il mancato ritrovamento dell’arma del delitto, che viene
acquisita per gli scopi esoterici dell’organizzazione. Un ulteriore
indizio è dato dal ritrovamento sulla scena del delitto di oggetti
simbolici, come una rosa, dei cerchi, piramidi (nei delitti del mostro
di Firenze ad es.) e altro ancora.
Talvolta il simbolo non è in un oggetto ritrovato, ma nel luogo del
delitto, o addirittura nel nome degli assassini.
Un esempio di luogo simbolico: nel delitto Pantani il ciclista viene
trovato all’hotel “Le Rose”.
Un esempio di delitto ove la firma è nel nome: nell’omicidio di
Annalaura Pedron avvenuto nel 1988, gli indagati sono Rosalinda Bizzo e
suo figlio David Rosset (quindi la madre dovrebbe chiamarsi Rosalinda
Rosset, RR, cioè la firma della Rosa Rossa). Una bella coincidenza. E
– ulteriore coincidenza – i due sospettati facevano parte di
un’associazione esoterica denominata “Cenacolo
Poi ci sono ulteriori indizi: i depistaggi, la sistematica eliminazione
dei testimoni, l’appartenenza dei familiari a gruppi esoterici, ecc…
Spesso in alcuni delitti, come quello di Cogne e di Erba, ad es. gli
indizi che fanno concludere per la ritualità dell’omicidio sono ben
più che i classici tre indizi che fanno prova.
Il calcolo della data.
Ma soffermiamoci sul metodo di calcolo delle date.
I numeri utilizzati negli omicidi sono in genere i seguenti:
- 7, il numero perfetto. Il numero che, secondo Oswald Wirth ha una
particolarità in quanto nel sigillo di Salomone tutti i numeri opposti
riconducono al sette, secondo la “legge del settenario” (Oswald
Wirth, pag. 82).
- 8 (che nella cabala simboleggia la giustizia, quindi uccidere qualcuno
significa fare giustizia),
- 11 (che ha assunto lo stesso significato dell’8 nella ritualistica
rosacruciana della Golden Dawn; fu infatti
- 13 (che simboleggia la morte e la trasformazione). Il 13 ricorre in
particolare, oltre che nei delitti della Rosa Rossa, anche nei delitti
di gruppi satanici organizzati. Nei delitti satanici talvolta ricorre
anche il 18, perché 18 non è altro che 6 per tre, cioè 666.
- infine quasi tutti i multipli di
Occorre infine ricordare che, a parte i multipli dell’ 11 e il numero
13, tutti gli altri numeri vanno sempre ricondotti a un numero di una
cifra (ad esempio se il valore numerico di una data è 25, occorre poi
sommare nuovamente 2 e 5 e il risultato è 7).
Alcune date sono poi particolarmente simboliche perché
ricorrono due o tre simboli numerici in contemporanea. I numeri infatti
possono essere combinati anche in modo differente dalla semplice somma
aritmetica (Papus, “La scienza dei numeri).
Ad esempio nell’omicidio di Ludovico II di Baviera (13.6.1886) ricorre
il 13 iniziale, numero della morte, con il 33, numero della più alta
iniziazione massonica; come dire: morte massonica. La sua morte fu
archiviata come suicidio per annegamento, ma in epoca contemporanea si
è accertato che è stato vittima di un complotto.
Oppure, facendo un esempio recente, Cecilia Gatto Trocchi (una delle
maggiori esperte di esoterismo italiane, che aveva spesso parlato del
satanismo dei cosiddetti “colletti bianchi” e dei potenti uomini di
stato) muore il 11.7.2005. Sommando solo le ultime cifre, 2 e 5, si
ottiene un sette; cosicché i simboli numerici che si leggono sono
11.77. Cioè: 11: giustizia; e 77, simbolo che troviamo spesso nei
delitti satanici. Inoltre il valore numerico della data nel suo
complesso è 7 (1+1+7+2+5 uguale 16 cioè 1-6 che fa 7) simbolo di
perfezione ma anche numero della Rosa Rossa. In altre parole già
analizzando la data, e considerando gli argomenti di cui si occupava la
dottoressa, si può ipotizzare un omicidio e ci sarebbero sufficienti
questi spunti per indagare ancora; ma è inutile dire che il caso è
stato archiviato come un suicidio.
Due esempi pratici.
Cogne e Erba.
I delitti di Cogne e di Erba per chi è esperto di
esoterismo sono chiaramente dei delitti rituali. Non sono però
riconosciuti e trattati come tali per una serie di motivi. Vediamo come
giungiamo a questa affermazione.
Iniziamo dalla data.
Erba: 11.12.2006. Valore numerico 13. Da notare che il giorno è l’11,
altro numero altamente simbolico negli omicidi.
Cogne: 30.1.2002. Valore numerico: 8.
Poi abbiamo altri indizi. Le armi del delitto non vengono ritrovate;
ora, se questo è un fatto teoricamente possibile nel delitto di Erba,
dove gli assassini avevano una certa libertà di movimento per far
scomparire l’arma, più difficile è capire come sia possibile che
Anna Maria Franzoni abbia fatto sparire l’arma del delitto in pochi
minuti in una località isolata come quella di Cogne.
Altro indizio. La grande quantità di sangue sparsa
ovunque. Al bambino addirittura viene sfondato il cranio, e da un buco
fuoriesce materia cerebrale; considerando che
Notevoli poi le similitudini tra questi delitti e quelli esaminati
nell’articolo precedenti, delle dodici morti romane: oltre al valore
numerico delle data, l’assenza dell’arma del delitto e la grande
quantità di sangue persa dalle vittime.
Poi
ci sono tanti altri fatti e accadimenti, tutti trascurati dagli
inquirenti. Un mese prima del delitto di Cogne, Gabriella Carlizzi –
l’investigatrice che più di ogni altra si è occupata di questa
organizzazione - aveva avvertito alcuni inquirenti che la Rosa Rossa
avrebbe colpito e ucciso un bambino di tre anni dal nome biblico, in una
località che richiama il Paradiso. Questo perchè l'investigatrice, da
anni ha decriptato i codici con cui gli affiliati alla Rosa Rossa si
scambiano i messaggi sui giornali e sulle TV. Quindi aveva previsto con
esattezza il fatto
Però guarda tu che coincidenza… Il delitto è avvenuto proprio come
ipotizzato dalla Carlizzi e la questione è ben raccontata in alcuni
articoli apparsi sulla rivista Disinformazione.
Poi abbiamo un’altra coincidenza curiosa, rilevata da un criminologo,
Carmelo Lavorino. Costui è uno dei criminologi più famosi in Italia, e
si è occupato di molti casi importanti, dal mostro di Firenze al giallo
di Arce. Egli, analizzando la scena del delitto, è giunto alla
conclusione che non poteva essere stata la madre a uccidere, ma il
delitto è stato compiuto da qualcuno di esterno. Inoltre la vicenda dei
coniugi di Cogne (dal loro trasferimento in una località di montagna,
all’uccisione del bambino) è stranamente identica a quella narrata
nel racconto di un autore francese, Charles Ramuz, morto nel 1947: due
coniugi si trasferiscono in una località di montagna con i due figli di
sette e tre anni; il piccolo, che si chiama Celeste, muore in modo
analogo a Samuele, nel momento in cui la mamma si allontana per un po’
da casa..
Curiosa coincidenza, vero?
Coincidenze che avrebbero meritato ben altri approfondimenti e – a
tacer d’altro – avrebbero dovuto perlomeno portare ad
un’assoluzione della Franzoni per non essere raggiunta la piena prova
della sua colpevolezza.
Ma coincidenze sulle quali nessuno ha voluto lavorare, né lavorerà.
Dati questi indizi si tratta di trovare la firma, sia essa la firma
della Rosa Rossa o di un’altra organizzazione.
Bene.
Nel delitto di Cogne, la località presenta un particolare curioso; essa
sorge nel massiccio del Gran Paradiso, a poca distanza dal Monte Rosa.
Mentre nel delitto di Erba l’omicida si chiama Rosa Bazzi, coniugata
con Olindo Romano. Ovverosia il suo nome è Rosa Romano. Ancora una
volta ricorre RR, senza considerare gli altri riferimenti simboli e
rituali, come la città (Erba… e l’erba richiama il verde, colore
per eccellenza dei Rosacroce) o il nome di una delle vittime, Valeria
Cherubini: apparentemente un nome come un altro, per chi ritiene
l’esoterismo un mucchio di sciocchezze per superstiziosi. Ma un nome
che indica molto di più a chi conosce la disputa teologica tra
Rosacroce e Chiesa Cattolica.
Non siamo gli unici visionari a pensare che il delitto di
Cogne sia un delitto rituale, in realtà. Lo pensa anche Giuseppe Cosco
(un investigatore esperto in sette sataniche e criminali) che in un suo
articolo reperibile in Internet
La tesi pur essendo plausibile, non mi convince, a fronte di tutti gli
altri indizi, ben più numerosi, che riconducono, appunto, alla Rosa
Rossa, a cominciare dalla data e dal luogo, nonché scorrendo anche i
nomi degli affiliati a questa organizzazione che, negli anni, si sono
occupati di questa vicenda in veste di esperti.
La nostra, ovviamente, è solo una tesi, suscettibile di
approfondimento. Alla luce di quello che diciamo, però, si
spiegherebbero bene tutte le contraddizioni apparenti di questa
inchiesta. Come mai il padre pur sapendo che la madre ha ucciso il
figlio, decide di mettere al mondo un altro figlio e le sta vicino per
tutto questo tempo?
Come mai la madre non ha mai ceduto né confessato? Se ha commesso il
fatto in un momento di follia, come mai ha retto psicologicamente senza
mai cedere? E se è sana di mente, perché ha ucciso il figlio?
Come mai l’arma del delitto non fu trovata?
Queste e altre domande troverebbero una risposta molto
semplice: il padre sa bene la verità e la conosce anche
E se qualcuno gli credesse, quanto resterebbero al loro posto di lavoro,
o addirittura quanto potrebbero restare in vita gli inquirenti che
provassero ad approfondire la questione?
Ma soprattutto… quanti – anche tra coloro che leggono – sono
disposti ad approfondire una simile ipotesi di lavoro, che nessun
autore, neanche Dan Brown o Stephen King hanno mai ipotizzato?
Sarebbe interessante poi notare le similitudini tra questi delitti, i
dodici precedenti, e quello di Meredith ad esempio dove, guarda tu che
coincidenza, non viene trovata l’arma del delitto e il valore numerico
della data fa ancora una volta – altra coincidenza – 13. E dove
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/perugia-uccisa/prima-notte-in-carcere/prima-notte-in-carcere.html
Ma ovviamente il discorso ci porterebbe troppo lontano e ai nostri fini
è sufficiente fermarci qui.
Problematiche di
accertamento dell’omicidio rituale.
A questo punto è chiaro il motivo per cui nessuno, per
molti decenni ancora, tratterà l’omicidio rituale.
In primo luogo è un problema pratico. Chi arriva alla verità muore o
viene trasferito.
In secondo luogo c’è un problema culturale. La massoneria, lo si
capisce chiaramente anche solo scorrendo l’elenco delle grandi
personalità del passato e del presente appartenenti a questa
istituzione, ha fatto la storia del mondo, abilmente occultando i suoi
segreti più preziosi. Logico quindi che essendo la nostra cultura
ufficiale una cultura massonica, ovverosia influenzata grandemente dalla
sapienza massonica, è stato espunto dai documenti ufficiali tutto ciò
che potesse essere ricondotto in qualche modo a tale associazione e che
ne svelasse i segreti. Quindi occorre una paziente opera di studio del
simbolismo massonico per poi vedere chiaramente tale simbologia non solo
nelle architetture degli edifici, nell’arte, nella cultura, ma anche
nei delitti.
A chi obietta che la nostra visione è fantascientifica e
sembra opera di un visionario che vuole scrivere un libro di
fantascienza, possiamo rispondere agevolmente come segue.
In primo luogo nessun romanzo ha mai rivelato queste verità perché se
qualche romanziere lo facesse non farebbe in tempo a pubblicare il
libro; sarebbe controproducente mettere in circolazione simili racconti
dato che il lettore potrebbe domandarsi “e se fosse vero?”. Ecco
perché i romanzi in genere, anche quelli di Le Carrè o Dan Brown, sono
molto meno fantasiosi della realtà.
Secondo obiezione. Prima di bollare queste ricostruzioni
come fantasie, occorre conoscere ciò di cui si parla.
Se una persona senza conoscere la mafia e senza sapere neanche cosa è
Cosa Nostra andasse in Sicilia e trovasse una persona morta e
incaprettata, probabilmente riterrebbe fantasia parlare di un
associazione che controlla addirittura
Oppure, per fare un altro esempio, se un investigatore che non conosce
il Cristianesimo trovasse in alcuni delitti seriali un riferimento a
passi della bibbia, li archivierebbe come frasi senza senso e non
riuscirebbe a individuare la simbologia cattolica in essi contenuta.
Quindi, magari, non utilizzerebbe quelle frasi per ricostruire la
personalità dell’assassino.
Bene. Coloro che si occupano di delitti rituali senza conoscere la
simbologia e la storia massonica, è come se camminassero in una nazione
straniera senza conoscerne la lingua; logico che poi sulla scena di un
delitto non trovino il bandolo della matassa e non riescano a spiegare
le apparenti contraddizioni e trascurino indizi assolutamente evidenti
per i profani.
Se a questo aggiungiamo che i media sono sotto il controllo diretto o
indiretto della massoneria, si spiega le difficoltà riscontrate
nell’individuazione della verità per la maggior parte – per non
dire tutti - questi delitti.
C’è un terzo motivo, ed è quello psicologico. La realtà,
così come la raccontiamo noi, è difficile da accettare e quindi è
logico che istintivamente la gente comune non voglia ammettere che possa
esistere una situazione del genere. Questa realtà, la maggioranza delle
persone non vuole neanche vederla, tanto è intrisa dal razionalismo e
dal conformismo della cultura dominante. Spesso viene negata dagli
stessi parenti delle vittime, che preferiscono pensare alla sfortuna, ad
un accanimento di una sorte avversa che fa capitare loro investigatori
incapaci, giornali che per fare scoop riportano notizie false, piuttosto
che credere ad un meccanismo complesso come lo abbiamo descritto noi.
Complesso e preciso come un orologio, perché da secoli certe realtà
sono solo “sussurrate” e raramente venute fuori in modo esplicito.
Infine, c’è un quarto motivo. Ammesso e non concesso che
un tribunale volesse prendere in considerazione l’ipotesi
dell’omicidio rituale; ammesso e non concesso che questo tribunale sia
immune da contaminazioni massoniche (ipotesi praticamente
fantascientifica), sorgerebbero delle difficoltà di accertamento
processuale insormontabili. Se con una certa difficoltà si potrebbero
individuare gli esecutori (questo, anche se raramente, talvolta è stato
fatto, come è accaduto nei delitti del Mostro di Firenze e di Erba) è
quasi impossibile individuare i mandanti, trattandosi di
un’organizzazione che non comunica certo per lettera o telefono, ma
tramite messaggi veicolati da frasi in codice, con qualsiasi mezzo di
comunicazione, dalle comuni lettere, ai giornali e dalle Tv, ai libri
(libri talvolta diffusi in edizione limitata tramite cerchie ristretti
di aderenti ad associazioni o clubs, ecc.), ma comunque sempre tramite
una simbologia e un linguaggio sconosciuti ai non iniziati.
Quindi l’ipotesi di un tribunale che indaghi sui delitti della Rosa
Rossa, è assolutamente fantascientifica perché l’organizzazione non
potrebbe mai processare se stessa essendo essa incardinata fino ai più
alti vertici dello Stato.
Ragioni storiche e culturali dell’attuale
situazione.
So che quello che
dico e le cose che scrivo in questo articolo fanno si che la maggior
parte delle persone mi considererà un visionario. E ciò è
comprensibile-
Quando avevo vent’anni, ritenevo assurde e deliranti le tesi del
difensore di Pacciani, Fioravanti, che indicava la pista esoterica per
quegli omicidi, cercando di scagionare il suo assistito
E quando, anni dopo, cominciai a capire “il sistema”, penetrando i
suoi segreti più nascosti, o semplicemente intuendoli, rimasi a lungo
perplesso e la mia principale domanda è stata: “se non
sono pazzo, e quello che ho scoperto è vero, come è possibile
creare un meccanismo del genere? Come è possibile essere giunti fino a
questo punto di raffinatezza criminale, da parte dei poteri occulti, e
di ignoranza da parte di noi cittadini ignari? Come è possibile una così
sistematica presa in giro da parte di tutti, politici, mass media,
inquirenti”?
Poi, lentamente, è venuta fuori la risposta.
Il problema
dell’omicidio rituale è prima di tutto culturale e storico.
Tutti noi siamo infatti circondati dalla cultura Cattolica (che in
genere conosciamo a sufficienza da saperla riconoscere nei principali
fatti della vita quotidiana); ma siamo anche un popolo circondato dalla
cultura massonica; con la differenza che la cultura massonica non la
conosce nessuno se non gli uomini di potere e di cultura; quindi i suoi
simboli e i rituali, il modus di agire, sono sconosciuti alla
maggioranza.
Infatti per secoli i Rosacroce, i Templari e la massoneria in genere si
sono nascosti per sopravvivere alla feroce lotta che
Queste associazioni
hanno quindi effettuato in segreto ricerche scientifiche, tecnologiche
ed esoteriche, perché altrimenti il potere ufficiale di allora non
l’avrebbe permesso.
La segretezza attuale dell’associazione Rosa Rossa, quindi, ma al
tempo stesso la sua potenza e onnipresenza nello stato, non deve
stupire, perché è la logica conseguenza storica del comportamento
della Chiesa per secoli. I Rosacroce e le altre associazioni segrete
erano spesso collegate tra loro, e hanno sviluppato una struttura sempre
più efficiente.
Nei secoli si sono rafforzate e strutturate sempre più e hanno
rovesciato le monarchie.
Per secoli quindi si
sono fronteggiati due poteri:
E ci vorranno ancora parecchi decenni prima che la massoneria esca
completamente alla luce e sia visibile a tutti.
Finché non si inizierà a studiare la cultura massonica e la storia
della massoneria (che poi è anche la storia del mondo occidentale degli
ultimi 8 secoli), finché la cultura massonica non sarà studiata anche
dalla gente comune, ma soprattutto da investigatori e giornalisti, tutti
i delitti massonici rimarranno sempre irrisolti.
Il mio parallelo con
la cultura cattolica non è casuale. Come dice uno dei massoni più
intelligente e sottile, cioè il Gran Maestro Di Bernardo (curiosa
“coincidenza” che il nome del Maestro sia lo stesso di San Bernardo,
il monaco che codificò la regola dei templari): “ci sono due Chiese
oggi:
Oggi la massoneria
rosacruciana e templare, cioè quella più potente e segreta (quella
speculativa, che si rifà veramente alle sue origini e non utilizza la
struttura massonica per finalità di potere), continua ad essere il
tempio del libero pensiero, per quanto riguarda alcuni aspetti della
nostra vita spirituale e culturale. Ma purtroppo utilizza il vincolo di
segretezza massonico per proteggere se stessa e i delitti commessi dai
loro associati nonché per eliminare coloro che ne rivelano i segreti.
Inoltre la massoneria continua a tenere per sé molte delle sue
conoscenze acquisite nei secoli, non più per crescere ed elevare
spiritualmente l’uomo come invece faceva nei secoli scorsi; quindi
esclusivamente per finalità di potere e per tenere soggiogati i
cittadini che credono alla verità dei giornali e telegiornali,
all’oscuro di quel che avviene realmente nelle stanze del potere.
Un aneddoto conclusivo.
A proposito delle difficoltà di accertamento dei delitti
rituali mi ricordo un episodio capitatomi personalmente. Un funzionario
della Digos ci stava interrogando sull’avvelenamento di Solange;
alcune cose non gli quadravano; decidemmo allora di aprirci
completamente e di raccontargli alcune vicende che fino a quel momento
avevamo omesso.
- Perché non le avete raccontate prima? – chiese lui un po’
arrabbiato.
- Sa, perché si tratta di vicende complicate, e non tutti sono
preparati per affrontarle e non sapevamo se voi eravate competenti in
materia. –
- Di che si tratta? – domandò lui
- Massoneria – dissi io – ma non so se siete competenti anche su
questo.
- Certo che siamo competenti in fatti di massoneria – rispose lui –
Siamo
- Bene. Cominciamo dall’inizio. Sa, il padre della mia collega era
iniziato al Grande Oriente d’Italia….
- Cosa è il Grande Oriente? – chiese il funzionario.
A quel punto capii che l’interrogatorio si sarebbe
risolto come in effetti si risolse: Solange si era avvelenata da sola,
forse si drogava, e io la coprivo perché, abitando nella stessa casa,
non potevamo che essere amanti e io quindi ero suo complice.
Figuriamoci se avessimo spiegato al funzionario il problema della data e
dei simboli.
Inutile dire
che quando siamo stati vittima di alcuni tentati omicidi, in epoca
successiva non siamo mai più andati alla Digos. Tentati
omicidi in date – guarda tu che coincidenza – dal valore numerico 8
per il primo caso (17.9.2007) e 13 nel secondo caso (2.1.2008); abbiamo
denunciato il fatto ai carabinieri ove perlomeno non ci hanno trattato
come matti, ma, anzi, quando abbiamo detto che avevamo subito due
incidenti di moto nello stesso giorno, il commento è stato un più
professionale “avvocato, avete rotto le scatole a qualche politico,
vero?”.
Per la precisione, la denuncia fu fatta solo per i fatti del 17, che
coinvolgevano anche Solange. Quelli del 2 coinvolgevano me in prima
persona, e non andai mai a denunciarli, perché si sa, da quando mi
occupo di queste cose sono suggestionabile e mi allarmo per niente. E
poi vedo Rose Rosse dappertutto. E avendo capito perfettamente come
funziona la giustizia, preferisco affidarmi a quella divina, che mi farà
morire non un minuto prima, né un minuto dopo, rispetto a quello che il
destino mi ha preparato.
In questo la massoneria potrebbero avere una parte di ragione: il mondo
è fatto di pesi, numeri e misure, e conoscere il segreto dei numeri
significa conoscere il segreto dell’universo.
Bibliografia:
Per la
simbologia numerica:
Oswald Wirth, I Tarocchi, ed. Mediterranee.
Papus, La scienza dei numeri, ed. mediterranee.
Si tenga presente che questi due autori sono massoni e rosacrociani, tra
i più colti e famosi, quindi si tratta di opere autorevoli.
Sulla disputa telogica tra massoneria rosacruciana e Chiesa Cattolica:
Angela Pellicciari, I Papi e la massoneria, ed. Ares
AA.VV.
AAVV La massoneria e i suoi segreti. Edizioni Civiltà Brescia.
Per una storia completa dei rapporti tra massoneria e Chiesa, fino al
Nuovo ordine mondiale attuale: Ephifanius, Massoneria e sette segrete,
la faccia occulta dalla storia.
La citazione di Di Bernardo è tratta da Ferruccio Pinotti, Fratelli
d’Italia, ed. BUR
Alcune informazioni sulla Rosa Rossa sono contenute in: Gabriella
Carlizzi, Gli affari riservati del Mostro di Firenze.
I rituali magici della Golden Dawn (rituali cui si rifà