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Douglas
Feith, Richard Perle, Paul Wolfowitz, Donald Rumsfeld, il vicepresidente
Dick Cheney e poi chi altro? Una rete extragovernativa sembra cingere la
Casa Bianca e orientarne le azioni, un vero governo-ombra che fa e disfa
la politica americana. In segreto, in nome della "sicurezza
nazionale", passando sopra anche al Pentagono. E a Bush
Governo di ombre alla Casa Bianca
di
Ritt Goldstein - «Il Manifesto» 16 ottobre 2003
Mentre l'Fbi indaga sul presunto coinvolgimento della Casa Bianca nella fuga di notizie sul nome di un'agente della Cia, lasciato trapelare sembra a scopo di vendetta politica, si delinea sempre più chiaramente l'allarmante connessione fra questa ed altre accuse. Sono emerse informazioni sull'esistenza di una politica-ombra in totale contrasto con la politica Usa proclamata ufficialmente. Se Lewis Libby, capo di gabinetto del vicepresidente Cheney, è il maggiore indiziato per la fuga illecita del nome, Cheney stesso è sospettato di essere al centro di altre discutibili condotte politiche. Descrivendo la situazione dell'Amministrazione, l'ex-funzionario del Pentagono Karen Kwiatkowski ha affermato che "Bush non ha il controllo (...), il paese è in ostaggio", e ha messo in luce il fatto che "in settori chiave del governo, di interesse per i neoconservatori, il personale viene scelto in base alla discriminante politica". Chalmers Johnson, noto autore di Blowback (Contraccolpo) e numerosi altri libri sulla politica americana, ha paragonato questo periodo a quello che precedette la caduta della Repubblica Romana. Ha segnalato che "il Congresso non è in grado di salvaguardare nulla", aggiungendo che la Costituzione Americana del 1787 ha subito "un vero saccheggio". Il tenente colonnello Karen Kwiatkowski, recentemente pensionata, ha lavorato come specialista di alto grado del Pentagono nell'ufficio del Sottosegretario alla difesa diretto da Douglas Feith. L'ufficio politico del Pentagono ha fama di essere il crocevia di molte delle iniziative di vitale importanza, per accedere alle quali sono necessarie rilevanti misure di sicurezza. Kwiatkowski ha affermato che "quello che questa gente sta facendo ora, fa apparire un gioco da ragazzi l'affare Iran-Contra. E' molto peggio di quello, molto peggio di ciò che accadde in Vietnam". Ha anche parlato di "un sovvertimento dei limiti costituzionali del potere esecutivo e di coinvolgimento, mediante inganno, di ampi settori del Congresso". In base a queste affermazioni, si possono accusare i membri dell'attuale Amministrazione di avere messo in atto progetti che esulano dai loro poteri legali, mentendo al congresso per ottenerne l'appoggio. Kwiatkowski ha parlato di "una rete extra-governo negli Usa" dove alcuni neoconservatori selezionati, scelti politicamente per ricoprire incarichi chiave del governo "sentivano il bisogno di prendere l'iniziativa, di fare accadere qualcosa nell'ambito degli affari esteri e della sicurezza nazionale". Kwiatkowski ha raccontato le pressioni sul personale del Pentagono perché alterassero le proprie valutazioni , creando frizioni all'interno. Ha aggiunto: "Aiutato da Ahmed Chalabi e dall'ufficio del Pentagono per gli affari speciali, Cheney ha inventato delle storie per il popolo americano". Ha poi osservato che "Cheney sta ancora mentendo". Come chiave di lettura di ciò
che sta affiorando, si deve supporre che decisioni fondamentali
in fatto di sicurezza nazionale siano state prese bypassando
effettivamente "gli esperti del settore civile e i militari
in servizio attivo", e siano invece state affidate a
persone di nomina politica all'interno dell'apparato della
sicurezza nazionale, legate da una comune ideologia, creando
fratture in questo modo all'interno della struttura lavorativa
del Pentagono. Kwiatkowski ha detto che ogni oggettività era
stata abbandonata, sostituita dall'ideologia; per l'Iraq questo
ha significato che "l'attenzione era tutta sul portarci in
guerra, non sulle conseguenze". Anche Johnson, commentando
autonomamente la presunta usurpazione del potere all'interno
dell'Amministrazione, ha detto di ritenere che i neoconservatori
dell'Amministrazione "abbiano effettivamente
portato via il potere a Bush", confermando così le
supposizioni di "paese in ostaggio" espresse da
Kwiatkowski. Johnson ha visto l'esercizio di questo abuso di
potere nella messa in atto di un'agenda delineata per la prima
volta nel Defense Planning Guidance (documento per la difesa
nazionale) del 1992, altamente controverso, e le attività di
oggi non sarebbero che la tattica per portare avanti una
strategia pianificata da lungo tempo, un punto di vista
condiviso anche da Kwiatkowski. |
Quest'ultima ha osservato che,
con l'arrivo dell'Amministrazione Bush, neoconservatori ben
selezionati sono stati reclutati da think-tank quali l'American
Enterprise Institute e il Project for a New American Century (PNAC).
Secondo lei in queste sedi i cosiddetti "neocons"
avevano a lungo studiato le strategie per la messa in atto della
loro visione da falchi, cioè di una leadership mondiale degli
Usa: dovevano solo aspettare le opportunità che questa
amministrazione ha fornito. Come ha rilevato Kwiatkowski a
proposito del conflitto in Iraq "non c'era alcun bisogno di
cercare o avere maggiori informazioni - il piano era già pronto
a partire". Anche in questo caso, Johnson fa risalire l'origine dei piani al Defense Guidance di Cheny del 1992. Scopo di questo documento era di elaborare le linee politiche della difesa Usa nel dopo-guerra fredda, e il suo contenuto avrebbe ben presto scosso Washington: Cheney (uno dei fondatori del Pnac) commissionò il compito ai neoconservatori Paul Wolfowitz e Lewis Libby mentre era segretario alla difesa. In seguito alla pubblicazione di parti del documento sul New York Times e sul Washington Post, esplose una polemica tale che il presidente dovette ordinarne la revisione. I critici avevano definito il Defense Planning Guidance un diverso modo di chiamare il "dominio mondiale". Uno degli scenari chiave della Guidance era una nuova guerra in Iraq. Il 14 settembre scorso sulla televisione nazionale Usa, il Vice-presidente Cheney ha descritto l'Iraq come "la base geografica dei terroristi che ci hanno tenuto sotto attacco per molti anni, ma soprattutto l'11 Settembre". Affermazioni in netto contrasto con la realtà dei fatti ma illuminanti sulla natura della tattica della "rete extra-governativa". Quattro giorni dopo le
dichiarazioni di Cheney, il presidente Bush ne prende le
distanze, ammettendo che non c'erano connessioni fra l'Iraq e
l'11 settembre. Ma Cheney aveva stabilito tale connessione già
dal dicembre del 2001, almeno, mentre il 29 settembre il
Washington Post citava un'informazione secondo cui
l'Amministrazione Bush sapeva già in quel mese che
l'affermazione era priva di fondamento. Tuttavia, nonostante i
rapporti della Cia e dell'Fbi confermino che la pretesa di un
coinvolgimento iracheno fosse priva di riscontri, Cheney ha
continuato a ripeterla, ed è noto che il suo staff di
collaboratori tentò di inserirla nel discorso di febbraio di
Colin Powell all'Onu, con l'impegno personale di Lewis Libby.Come
è noto, si suppone che il nome dell'agente della Cia sia stato
fatto trapelare per ritorsione nei confronti del marito che
aveva rivelato la falsità dell'accusa da parte
dell'Amministrazione che l'Iraq avesse cercato ti comperare
uranio dal Niger. Ma nonostante l'accusa fosse infondata, è
stata tuttavia usata come componente delle sedicenti prove
dell'Amministrazione nella corsa alla guerra, in parallelo con
le ugualmente false accuse del coinvolgimento iracheno
nell'attacco E' ampiamente noto che sia
Cheney che il suo capo di gabinetto, Lewis Libby, furono fra
quei neoconservatori in prima linea nello sforzo di sostenere la
storia infondata dell'uranio. Per quanto riguarda l'impatto di
tali false accuse, da un recente sondaggio risulta che il 70%
degli americani ritengono che Saddam Hussein molto probabilmente
era coinvolto nell'attacco dell'11 settembre, credono cioè
qualcosa che è ufficialmente riconosciuto come falso. Circa due mesi prima, un gruppo di ex- funzionari di alto grado dell'intelligence Usa aveva inviato una lettera aperta al presidente Bush chiedendo le dimissioni di Cheney per avere condotto una "campagna ingannevole" per ottenere l'invasione dell'Iraq. E negli ultimi due mesi è stato un continuo emergere di rapporti sul "modello di disonestà", come l'ha bollato l'opinionista del New York Times Nicholas Kristof, dove "le manipolazioni appaiono essere onnipresenti" e di cui molti dei così detti insiders considerano Cheney "il colpevole principale". |
E dati i legami di questa
Amministrazione con l'era di Reagan, non sorprende che si
facciano ripetutamente paragoni con lo scandalo Iran-Contra, in
cui sia il Congresso che il paese furono ingannati, come ora. Il
caso Iran-Contra ebbe inizio quando un gruppo di zeloti motivati
politicamente e appartenenti al National Security Council (Nsc),
alla National Security Agency e alla Cia iniziarono delle
attività nascoste e illegali a lungo termine per il
perseguimento di quelle che sarebbero diventate famose come le
"guerre sporche" Usa in America Latina. Un gruppo di
persone ai livelli più alti delle strutture per la sicurezza
Usa portava avanti piani e Fra questi Elliot Abrams,
attuale consigliere capo dell'Amministrazione per il Medio
Oriente, amnistiato da Bush padre, dopo essere stato
riconosciuto colpevole di aver mentito al Congresso, e John
Poindexter, l'ex-consigliere per la sicurezza nazionale
colpevole di crimini gravi e salvato sulla base dell'immunità
in quanto membro del Congresso, recentemente impiegato in questa
Amministrazione come capo dell'Office of Information Awareness,
costretto alle dimissioni dopo la scoperta del suo
coinvolgimento in iniziative altamente controverse. L'attuale
clima politico ha portato Chalmers Johnson a paragonare il
senatore Usa Robert Byrd a Cicerone, il senatore romano che tentò
valorosamente di salvare la Repubblica Washington, alimentati dai fallimenti dell'agenda degli ideologi, potrebbero essere causati da rivelazioni e critiche ufficiali. In ogni caso, dovesse persistere l'attuale pressione ideologica, Johnson ci mette in guardia che l'Amministrazione ha "pensatori che sono solo in grado di pensare in termini di politiche egemoniche (...). Questo ha portato alle guerre più disastrose che abbiamo mai visto". |