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IOR,
una lunga storia
Ferrucci
Pinotti “Poteri Forti”
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I
legami tra Vaticano e mondo bancario sono un nodo importante
dell’intera vicenda. E per capire le logiche che dominano tutti questi
complessi rapporti non si può prescindere dalle origini dello Ior.
Lo Ior ha come antenato
Per
gestire questo ingente patrimonio, subito dopo la firma dei Patti
Lateranensi papa Pio XI istituisce l'Amministrazione speciale per le
Opere di Religione, che affida a un laico esperto, l'ingegner Bernardino
Nogara, un abile banchiere proveniente dalla Comit, membro della
delegazione che, dopo la prima guerra mondiale, negoziò il trattato di
pace e, successivamente, delegato alla Banca Commerciale di Istanbul.
Grazie alla sua abilità, Nogara trasforma l'Amministrazione in un
impero edilizio, industriale e finanziario. Le condizioni che il
banchiere pose a Pio XI per accettare l'incarico di gestire il
patrimonio del Vaticano erano due: «1. Qualsiasi investimento che
scelgo di fare deve essere completamente libero da qualsiasi
considerazione religiosa o dottrinale; 2. devo essere libero di
investire i fondi del Vaticano in ogni parte del mondo»[2]
Il Papa accettò e si aprì così la strada alle speculazioni monetarie
e ad altre operazioni di mercato nella Borsa valori, compreso l'acquisto
di azioni di società che svolgevano attività in netto contrasto con
l'insegnamento cattolico. «Prodotti come bombe, carri armati, pistole e
contraccettivi potevano essere condannati dal pulpito, ma le azioni che
Nogara comprava aiutarono a riempire le casseforti di San Pietro»
commenta Yallop.[3]
Nogara
rilevò l'Italgas, fornitore unico in molte città italiane, e fece
entrare nel consiglio di amministrazione, come rappresentante del
Vaticano nella società, l'avvocato Francesco Pacelli, fratello del
cardinale Eugenio che poco dopo sarà eletto Papa e assumerà il nome di
Pio XII. Grazie alla gestione di Nogara, il Banco di Roma, il Banco di
Santo Spirito e
Quando acquisiva quote di una società, raramente Nogara entrava nel
consiglio di amministrazione: preferiva affidare quest'incarico a uno
dei suoi uomini di fiducia, tutti appartenenti all’elite vaticana che
si occupava della gestione degli interessi della Chiesa. I tre nipoti di
Pio XII, i principi Carlo, Marcantonio e Giulio Pacelli, ne facevano
parte, i loro nomi cominciarono ad apparire tra quelli degli
amministratori di un elenco sempre più lungo di società. Gli uomini di
fiducia della Chiesa erano presenti dappertutto: industrie tessili,
comunicazioni telefoniche, ferrovie, cemento, elettricità, acqua.
Bernardino Nogara sorvegliava ogni settore che promettesse margini di
remunerazione.
Nel
1935, quando Mussolini ebbe bisogno di anni per la campagna d'Etiopia,
una considerevole quantità fu fornita da una fabbrica di munizioni che
Nogara aveva acquisito per il Vaticano. E rendendosi conto, prima di
molti altri, dell'inevitabilità della seconda guerra mondiale, sempre
Nogara cambiò in oro parte del patrimonio Vaticano da lui gestito. Le
sue speculazioni sul mercato dell'oro continuarono per tutto il periodo
in cui fu alla guida dell'amministrazione dei beni del Vaticano.
Il
27 giugno 1942 Pio XII decide di cambiare nome all'Amministrazione
speciale per le Opere di Religione che diventa Istituto per le Opere di
Religione. Nasce così un ente bancario dotato di un'autonoma personalità
giuridica e che si dedicherà non soltanto al compito di raccogliere
beni per
Il 31 dicembre 1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo
Thaon di Revel emise una circolare in cui si affermava che
Nogara
continuò a lavorare per accrescere le risorse del Vaticano. Furono
rafforzati i legami con diverse banche. Già dai primi del Novecento i
Rothschild di Londra e di Parigi trattavano con il Vaticano, ma con la
gestione Nogara gli affari e i partner bancari aumentarono
vertiginosamente: Credit Suisse, Hambros Bank, Morgan Guarantee Trust,
The Bankers Trust di New York (di cui Nogara si serviva quando voleva
comprare e vendere titoli a Wall Street), Chase Manhattan, Continental
Illinois National Bank. E Nogara assicurò al Vaticano partecipazioni in
società che operavano nei settori più diversi: alimentare,
assicurativo, acciaio, meccanica, cemento e beni immobili. Un
susseguirsi di successi finanziari senza precedenti per
Nel 1954 Bernardino Nogara decide di ritirarsi senza tuttavia
interrompere l'attività di consulente finanziario del Vaticano, che
continuò fino alla morte, avvenuta nel 1958. La stampa dedicò poco
spazio alla sua scomparsa, ma il cardinale Francis Spellmann di New York
pronunciò per lui un memorabile epitaffio: «Dopo Gesù Cristo la
cosa più grande che è capitata alla Chiesa cattolica è Bernardino
Nogara».[4]
Al geniale banchiere, nel corso della sua lunga attività, venne
affiancato il principe Massimo Spada. Anche lui mostrò lungimiranza e
spregiudicatezza nella gestione degli interessi del Vaticano e si lanciò
in varie operazioni, la maggior parte delle quali - come si è visto -
in collaborazione con Michele Sindona.
Lo
Ior, in quanto istituto che opera con modalità proprie, non è mai
stato tenuto a nessun tipo di informativa - né verso i propri clienti,
né verso terzi - né tanto meno a pubblicare un bilancio o un
consuntivo sulle proprie attività. All'epoca del caso Calvi-Ambrosiano,
l'istituto doveva rispondere, in via puramente teorica, a una
commissione esterna di cinque cardinali, ma di fatto gli amministratori
si muovevano senza alcun vincolo.
A favore di chi, allora, operava lo Ior? Marcinkus dichiarò che i
profitti erano realizzati «a favore di opere di religione» e che «qualsiasi
guadagno dello Ior è a disposizione del Papa». Ma come osserva
Bellavite Pellegrini: «Con le sue caratteristiche, lo Ior veniva
veramente ad assomigliare a un intermediario che agisce su una piazza
off shore»[5]