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Dalla M.A.F.I.A. di Giuseppe Mazzini al generale Albert Pike
Tratto da “Chiesa Viva” -
http://www.chiesaviva.com/conoscere%20massoneria.htm
«Nel secolo scorso,
la finanza britannica, protetta dai cannoni inglesi, controllava il
traffico mondiale di droga. I nomi di queste famiglie ed istituzioni
sono noti a tutti gli studenti di storia: Matheson, Keswick, Swire, Dent,
Baring e Rothschild; Jardine Matheson, Hongkong and Shanghai Bank,
Charterer Bank, Peninsular and Orient Steam Navigation Company. (I
poteri occulti) dirigono un’Anonima Assassini mondiale tramite le società segrete:
l’Ordine di Sion,
«Se analizziamo come
Mazzini, a sua volta, quando dovette mandare i suoi
luogotenenti in America, dopo aver fatto esperienza all’interno della
“Giovine Italia”, trovò la strada già spianata dal lavoro fatto da
persone come l’ex generale sudista Albert Pike e l’Alta Massoneria
ebraica dei B’nai B’rith» (2).
«I primi italiani che misero piede in America seguirono le orme dei
commercianti di tessuti che avevano posizioni di primo piano
all’interno dell’Alta Massoneria ebraica dei B’nai B’rith. Anche
New Orleans, la prima base dei Lehman e dei Lazard, divenne il punto di
raccolta dei “picciotti” di Mazzini. Durante il periodo delicato e
caotico, che seguì
Quest’opera di sabotaggio li vide impiegati nella guerriglia condotta
dal generale Pike contro il Governo federale di Lincoln e costituì uno
dei primi esempi di attività mafiosa negli Stati Uniti. Operazioni
della malavita a New Orleans, per conto della mala palermitana, che
facevano capo a Mazzini e, tramite lui, a Disraeli. Che dietro il
crimine ci fossero persone al di sopra di ogni sospetto era di pubblico
dominio.
La parola “M.A.F.I.A.”, infatti, era spiegata con
l’acronimo (3):
M=Mazzini
A=Autorizza
F=Furti
I=Incendi
A=Attentati.
Le prime reti mazziniane cominciarono ad essere attive nel
periodo precedente alla Guerra Civile (1860-1865). “I gruppi mafiosi
di New Orleans, New York e Palermo erano società separate - scrive
l’importante storico di quel periodo, D. L. Chandler - ma cooperavano
strettamente. Un membro che riceveva adeguati appoggi poteva essere
spostato da una città all’altra, da una famiglia all’altra” (4).
Verso la fine della Guerra Civile americana,
Il giornale di New Orleans “Picayune” ci descrive la
campagna elettorale nei seguenti termini: “Questo popolare e singolare
gentiluomo (Macheca) aveva organizzato e dirigeva una compagnia formata
da 150 siciliani, conosciuta col nome di Innocenti. La loro uniforme era
costituita da un mantello bianco con una croce maltese sulla spalla
sinistra. Giravano armati e quando marciavano per le strade sparavano ad
ogni negro che vedevano. Si lasciavano dietro le spalle una scia di
decine di negri uccisi. Il Generale James E. Steadman, che coordinava la
campagna (elettorale di Seymour) vietò altre parate ed il gruppo fu
sciolto”(5)» (6).
«Il gruppo finanziario dei Seligman, insieme ad altre
banche sioniste di Wall Street, appoggiò come candidato presidenziale
democratico, Seymor, quello scelto da August Belmont (l’uomo dei
Rothschild negli Stati Uniti), e gli prepararono un programma in cui
veniva richiesta l’abolizione del proclama di emancipazione di Lincoln
con il quale era stata abolita la schiavitù»(7).
Sullo stesso libro, poche pagine prima, a proposito della
famiglia Seligman, leggiamo: «... nel 1843, fu fondata l’Alta
Massoneria Ebraica dei B’nai B’rith, chiamata anche “Gran
Loggia Costituzionale dell’Ordine dei Figli del Patto d’Alleanza”,
come branca riconosciuta dalla Massoneria di Rito Scozzese Antico ed
Accettato, per gli ebrei negli Stati Uniti. Il B’nai B’rith ebbe
quartier generale al numero 450 di Grand Street, a Manhattan, nella casa
di Joseph Seligman, un ricco mercante “commerciante di tessuti”.
Seligman è un nome che si incontra tuttora a Wall Street, insieme a
quello dei suoi contemporanei, quali August Belmont, Loeb, Schiff e
Lazard. (...). La funzione dell’Alta Massoneria dei B’nai B’rith
era quella di fungere da copertura ad operazioni di spionaggio per conto
dei Montefiore e dei Rothschild. L’organo americano di tale
organizzazione, il “Menorah”, non poteva certo nascondere i suoi
legami coi Rothschild e, quindi, preferì ostentarli: “In tutti i
paesi, il nome dei Rothschild è sinonimo di onore e generosità e non
ci sono altri nomi in Europa che godano di una così meritata e vasta
popolarità...”» (8).
«Le stesse banche (associate ai Seligman) controllavano,
poi, il generale Albert Pike ed i suoi tagliagole incappucciati, il Ku
Klux Klan (che Macheca ed i suoi gangster si davano gran pena ad
imitare, croce di Malta inclusa). Pike e Macheca e le loro unità
irregolari scatenarono una tale ondata di violenza in tutto il Sud degli
Stati Uniti da distruggere, pochi anni dopo il suo assassinio, tutto il
programma di ricostruzione che Lincoln aveva messo a punto.
I dati storici mostrano che il gruppo di Macheca a New Orleans, che
aveva cominciato la sua carriera sparando ai negri per conto delle
banche filo-sudiste di New York, aveva dimostrato di che pasta era
fatto. Egli divenne il punto di partenza per l’organizzazione della
malavita negli Stati Uniti.
Fu Macheca che s’incaricò di preparare il terreno per
Giuseppe Esposito, l’uomo che, per conto di Mazzini, diede la prima
base organizzativa alla struttura della MAFIA negli USA. Molto legato a
Mazzini, Esposito lasciò
Il rappresentante di Mazzini (Esposito) aveva un’autorità
assoluta sui padrini locali, perfino sul capo dell’organizzazione
madre di New Orleans (Macheca)» (9).
Secondo uno storico, “L’egemonia
di Macheca sulla Mafia fu messa in ombra, per un breve periodo, dal 1879
al 1881, quando egli obbedì, temporaneamente, ad Esposito” (10)»
(11).
Ma avvenne un fatto che impose una riorganizzazione della Mafia negli
Stati Uniti: «“Macheca fu linciato dalla folla di New Orleans che lo
strappò da una prigione, in cui era stato rinchiuso per l’assassinio
di un poliziotto”6. Alla sua morte, le redini del comando furono prese
dal suo braccio destro, Charles Matrenga. La scomparsa di Macheca suscitò
un’impressione profonda sulle varie organizzazioni della Mafia e,
forse, fu a questo punto che venne presa la decisione di
“legalizzarsi”, e cioè di intraprendere attività legali come
paravento, inaugurando una strategia che fu molto seguita da allora in
poi.
Per poter portare a termine questa operazione, la banda di
Matrenga si rivolse all’aristocrazia sionista.
Fu un ebreo rumeno, Samuel Zemurray, un immigrato proveniente dalla
Bessarabia che, nel 1900, aiutò a trasformare le cosche di New Orleans
in “affari puliti”. Zemurray riuscì ad ottenere un finanziamento
dal solito gruppo di banche di New York e Boston, per acquistare una
parte della flotta mercantile della banda di Macheca. Uno storico
commenta: “La flotta di Macheca si fuse con altre quattro linee di
navigazione per formare la “United Fruit Company”, che rimane una
delle più grosse industrie di tutti gi Stati Uniti”(12).
Mazzini e Albert Pike
Alla morte del capo internazionale della Massoneria, Lord
Palmerston, avvenuta nel 1866, Mazzini prese contatti con uno strano
personaggio, il generale sudista e schiavista Albert Pike.
Al pari di Mazzini, il Pike faceva parte della rete di Lord Palmerston
e, nei decenni precedenti, si era conquistato la fama di massimo
esperto, e sacerdote delle forme occulte più esoteriche e sataniche.
«Nato nel
«Albert Pike è uno degli individui fisicamente e moralmente più
repellenti della storia americana. Orribilmente obeso (pesava più di
140 chili), Pike era conosciuto nel suo Stato dell’Arkansas come un
professionista di satanismo. Le sue note tendenze sessuali includevano
il sedersi a gambe divaricate su un trono fallico, eretto nel bosco, con
intorno una masnada di prostitute, con le quali consumava cibo e
liquori, fino a completo stordimento. (...).
Negli anni 1850, Pike entrò in politica diventando una
delle voci più sguaiate e intolleranti della retorica razzista. (...).
Nel 1858, infatti, Pike, insieme ad undici collaboratori, pubblicò una
circolare che chiedeva l’espulsione di tutti i negri e i mulatti
dall’Arkansas, citando “l’indolenza e bestialità della loro razza
degradata”, “la loro immoralità, pigrizia e sudiciume” e
chiamando l’africano un essere “insignificante e depravato simile ad
un animale”.
Dal 1858 al 1860, Albert Pike creò un Supremo Consiglio del Rito
Scozzese estendendolo, per la prima volta, su tutto il Sud degli Stati
Uniti» (15).
Alcuni anni prima, nel 1854, uno stretto collaboratore di
Albert Pike, un certo Judah Benjamin, creò i “Cavalieri del Circolo
d’Oro” (“Knights of the Golden Circle”). Le prime operazioni di
questi “Cavalieri” consistettero nell’addestramento paramilitare
di terroristi in tutta l’America Centrale, con lo scopo di provocare
una guerra tra gli Stati Uniti e
Eletto Lincoln, Albert Pike, dalla sua posizione di Capo
della Massoneria americana, diresse l’insurrezione del Sud che sfociò
nella sanguinosa Guerra di Secessione americana (1860-1865).
«
Lo stesso giorno, i leaders della “Giovane America” di Mazzini, del
Mississippi, chiesero le elezioni e ottennero la secessione.
In Florida, il senatore David Yulee, esponente di spicco della
“Giovane America” fece votare la secessione, il 22 dicembre.
In Alabama furono gli esponenti di spicco dei “Cavalieri del Circolo
d’Oro” a dirigere la secessione del 24 dicembre.
In Georgia, la secessione del 2 gennaio 1861 fu pilotata da Robert
Toombs, l’amico più caro di Albert Pike, divenuto poi membro del
Consiglio Supremo.
In Louisiana, fu John Slidell, intimo di Judah Benjamin, creatore dei
“Cavalieri del Circolo d’Oro” e Pierre Soulé della “Giovane
America” a dirigere il voto di secessione del 7 gennaio 1861.
Nel Texas, il governatore Sam Houston rifiutò il voto di secessione
dichiarandolo illegale. Allora, migliaia di “Cavalieri del Circolo
d’Oro”, armati, deposero Houston e, in febbraio, fecero votare la
secessione, con una partecipazione di meno di un decimo della
popolazione.
Gli oppositori alla secessione riportarono vistose vittorie
in Virginia, Carolina del Nord, Tennessee, Arkansas, Missouri, Kentucky,
Maryland e Delaware.
La sconfitta dell’Arkansas creò un imbarazzo personale ad Albert Pike
che, all’udire la notizia della sconfitta, si precipitò nello Stato
per arringare i delegati: «Le cose sono giunte a tal punto che voi
avete solo una possibilità: o voi uscite dall’Unione volontariamente,
o sarete cacciati fuori.
Pur avendo votato di rimanere nell’Unione,
«Durante
«Il generale Albert Pike passò sotto l’influenza di
Mazzini dopo essere stato contrariato dal presidente sudista Jefferson
Davies che disperse le sue truppe indiane, per le atrocità commesse
sotto il pretesto di legittime azioni belliche. Pike accettò l’idea
di un Govero Mondiale e, alla fine, divenne il capo del Clero
Luciferiano. Tra il 1859 e il 1871, Pike elaborò i dettagli di un piano
militare, che prevedeva tre guerre mondiali, e tre grandi rivoluzioni
che egli riteneva indispensabili per promuovere il “piano” degli
Illuminati e portarlo a compimento, verso la fine del secolo ventesimo»
(18).
«L’assassinio di Abramo Lincoln fu perpetrato
dall’estremista ebreo John Wilkes Booth (Botha), un massone del 33°
grado, il 14 aprile
Nel dicembre 1865, il generale Albert Pike, insieme al
generale John J. Morgan e ad un ristretto gruppo di ufficiali sudisti,
trasformava, nella cittadina di Pulaski del Tennessee, i “Cavalieri
del Circolo d’Oro” nei “Cavalieri del Ku Klux Klan” (KKK), (in
greco kuklox significa “cerchio” o “circolo”), i razzisti del
Sud degli Stati Uniti, che conosciamo ancora oggi con i loro cappucci
bianchi e le croci di fuoco.
«Albert Pike, che era chiamato “il Diavolo del XIX
secolo”, era ossessionato dall’idea della supremazia mondiale.
Quando divenne massone del 33° grado, e Capo degli Illuminati
dell’Arkansas, egli ideò un piano per prendere il controllo del mondo
attraverso tre Guerre mondiali ed altre grandi rivoluzioni» (20).
Anche Giuseppe Mazzini era ossessionato dall’idea di un potere
mondiale.
Nel suo Manifesto del marzo 1848, Mazzini affermava: «Essendo
l’Austria la più grande negatrice delle nazionalità europee, essa
deve scomparire. Guerra contro l’Austria! L’iniziativa di questa
rivoluzione europea mondiale, che deve portare alla nascita degli Stati
Uniti d’Europa, appartiene al potere dell’Italia; pertanto è il
dovere dell’Italia. “
Sin dall’età di 23 anni, come ci informa il massone Doria, Giuseppe
Mazzini concepì il suo progetto di assassinare Sua Maestà
l’Imperatore d’Austria e il Principe di Metternich, e nei primi anni
di militanza nella Carboneria, egli frequentò assiduamente l’omicida
Sgarzaro (che si era vantato di aver annegato ben 53 frati gettandoli,
legati a due a due, nel mare aperto dalla sua nave), e il futuro
assassino Argenti che aveva cercato di interessare
Mazzini e
la dottrina dell’assassinio
Sin dall’età di 23 anni, come ci informa il massone
Doria, Giuseppe Mazzini concepì il suo progetto di assassinare Sua
Maestà l’Imperatore d’Austria e il Principe di Metternich, e nei
primi anni di militanza nella Carboneria, egli frequentò assiduamente
l’omicida Sgarzaro (che si era vantato di aver annegato ben 53 frati
gettandoli, legati a due a due, nel mare aperto dalla sua nave), e il
futuro assassino Argenti che aveva cercato di interessare
Fu con la “Giovine Italia”, fondata nel 1831, che Giuseppe Mazzini,
“nel suo stile magniloquente”, mise a punto la sua “dottrina
dell’assassinio” politico, la quale colpiva, in modo spietato, non
solo i traditori e chi non obbediva agli ordini: “dovranno essere
uccisi sul posto”, “pugnalati senza alcuna pietà”, “abbattuti
da una mano invisibile”, ma anche gli avversari politici, per i quali
il titolo di “tiranno”, emesso da uno dei Tribunali segreti da lui
controllati, era sufficiente “per far mettere a morte ogni persona
colpita da anatema».
«Un gran numero di ispettori di polizia, generali e uomini politici
furono assassinati su ordine di questi Tribunali, e le Logge massoniche
fornivano la loro assistenza in questo lavoro»(24).
La “dottrina dell’assassinio” politico di Mazzini fu
persino denigrata, nel 1838, dai capi occulti dell’Alta Vendita (il
vertice della Carboneria) con queste parole: «A cosa serve un
assassinio? (...) Un colpo di pugnale non significa niente, non fa
nessun effetto. Che importa al popolo che il sangue di un operaio, di un
artista, d’un gentiluomo o anche di un principe sia stato versato in
forza di una sentenza di Mazzini o di alcuno dei suoi sicari che si
divertono in questo modo?»(25).
Nel 1851, alla notizia del colpo di Stato di Napoleone III, Adriano
Lemmi lasciò l’America, dove si trovava con Kossuth, per andare a
Londra e diventare l’esecutore degli ordini di assassinio di Mazzini,
decretati dal suo “Comitato Centrale Democratico Europeo”, titolo
che Mazzini aveva dato alla “Giovane Europa”.
Lemmi si vantò sempre di essere il valido emissario di
Mazzini in un gran numero di assassinii, tanto che Mazzini stesso lo
chiamava: «Il mio piccolo giudeo che vale dieci buoni diavoli...».
In quegli anni, Mazzini e i capi di questo “Comitato Centrale
Democratico Europeo”: Kossuth, A.A. Ledru Rollin, Felice Orsini,
Alexander Herzen e Michele Bakunin furono accusati, insieme a Lemmi, di
essere i responsabili della maggior parte delle sommosse e degli
attentati terroristici che costellarono l’Europa in quel periodo.
Il 4 gennaio 1852, Mazzini e il suo “Comitato”, decretarono la
condanna a morte del Duca di Parma Carlo III; il 26 marzo, Carlo III
cadeva sotto i colpi del sicario di cui Lemmi aveva stimolato il
fanatismo. A fine giugno dello stesso anno, sempre a Parma, Lemmi provocò
la rivoluzione del 22 luglio.
Il 21 ottobre 1852, Lemmi ispirò il tentato assassinio del
ministro Baldasseroli, presidente del Consiglio del Gran Duca di
Toscana; fu sempre lui che spedì dalla Svizzera il proclama di Mazzini
che provocò l’insurrezione di Milano del 6 febbraio 1853; fu lui,
sempre su ordine di Mazzini, che armò il braccio del fanatico che
attentò alla vita dell’Imperatore d’Austria, il 18 febbraio 1853.
Nel 1855, Lemmi si recò a Roma e, poco dopo, il 12 giugno, vi fu un
tentato assassinio del cardinale Antonelli; il 30 giugno, Lemmi pubblicò
a Genova un manifesto di Mazzini per spingere il popolo
all’insurrezione; tornò, poi a Roma dove, il 9 luglio, ci fu un
tentativo di assassinio su Padre Beckx, Generale dei Gesuiti.
Lo stesso anno, Lemmi e Orsini trasmisero le istruzioni di
Mazzini al Comitato Rivoluzionario di Milano, per un’insurrezione che
doveva inaugurarsi con la strage di tutti gli ufficiali del presidio.
Verso il settembre 1856, il “Comitato Centrale D. Europeo” di
Mazzini decise di assassinare il re di Napoli, e di scatenare
contemporaneamente una rivoluzione in Sicilia. Scoppiata la rivoluzione
in Sicilia, Lemmi scelse il sicario: Agesilao Milano che, l’8 dicembre
1856, mentre re Ferdinando passava in rivista l’esercito, gli vibrò
due violenti colpi di baionetta, senza però ucciderlo. Il sicario fu
condannato a morte, mentre Mazzini gli fece coniare una medaglia
commemorativa, qualificandolo come “martire”!
Per l’anno 1857, Mazzini e il suo “Comitato” decretarono e misero
in atto, con Lemmi la triplice insurrezione di Genova del 29 giugno, di
Livorno del 30 giugno, e di Napoli del 1° luglio
(…)
Note
1 K. Kalimtgis, D. Goldman, J. Steinberg, “Droga S.p.a.”, Edizioni
Logos, Roma 1978, p. 12.
2
Idem, p. 41.
3 Charles William Heckethorn, “The Secret Societies of All Ages and
Countries”, vol. I e II, 1875 (New York University Books Inc., 1965).
Si veda anche: David Leon Chandler, “Brothers in Blood”, New York,
E.P. Dutton Co. Inc., 1975, p. 31.
4 David
5 Idem, p. 75.
6 Kalimtgis, Goldman, Steinberg, op. cit., pp. 42-43
7 K. Kalimtgis, D. Goldman, J. Steinberg, “Droga S.p.a.”,
Edizioni Logos, Roma 1978, p. 43.
8 Cfr. Benjamin Peixotto, ed. “The Menorah”, organo ufficiale del
B’nai B’rith, New York, 1° sett. 1886.
9 Kalimtgis, Goldman, Steinberg,
op. cit., pp. 43-44.
10 Cfr. D. L. Chandler, “Brothers in blood”, p. 79.
11 Kalimtgis, Goldman, Steinberg, op. cit., p. 44.
12,13 Cfr. D. L.
13 Kalimtgis, Goldman, Steinberg, op. cit., pp. 44-45.
14 Cfr. Juri Lina, “Architects of deception”,
Referent Publishing, Stoccolma 2004, p. 196.
15 Cfr. Anton Chaitkin, “Treason in
16 Idem, pp. 237-246.
17 Cfr. Juri Lina, “Architects of deception”, Referent Publishing,
Stoccolma 2004, p. 196.
18 Cfr. W. Guy Carr, “Pawns In The Game”, Cpa Pubblisher, p. XV.
19 Cfr. Juri
Lina, op. cit., p. 196.
20 Cfr. Juri Lina, op. cit., p. 197.
21 Cfr. G. Mazzini, “Opere” Volume XIII, Roma 1884, p. 179.
22 Cfr.
23 Cfr.
“Lettera di Vindice al Nubius” del 9 agosto 1838.
24 Cfr.
25 Cfr.
“Lettera di Vindice al Nubius” del 9 agosto 1838.