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I massoni e la sinistra
italiana
Andrea
Cinquegrani –
tratto da "La Voce della Campania
Il
Gruppo Bilderberg nasce nel 1952, ma viene ufficializzato due anni più
tardi, a giugno del 1954, quando un ristretto gruppo di vip dell’epoca
si riunisce all’hotel Bilderberg di Oosterbeek, in Olanda. Da quel
momento le riunioni si sono svolte una o due volte all’anno, nel più
totale riserbo. In occasione di una delle ultime, nella splendida e
appartata resort di Sintra, in Portogallo, il settimanale locale News
riportò una notizia secondo cui il Governo avrebbe ricevuto migliaia di
dollari dal Gruppo per organizzare «un servizio militare compreso di
elicotteri che si occupasse di garantire la privacy e la sicurezza dei
partecipanti». Ma torniamo agli esordi. I primi incontri si sono svolti
esclusivamente nei paesi europei, ma dall’inizio degli anni ’60
anche negli Usa. Tra i promotori - precisano alcuni studiosi della semi
sconosciuta materia - occorre ricordare due nomi in particolare: sua
maestà il principe Bernardo de Lippe, olandese, ex
ufficiale delle SS, che ha guidato il gruppo per oltre un ventennio,
fino a quando, nel 1976, è stato travolto dallo scandalo Lockheed; e Joseph
Retinger, un faccendiere polacco al centro di una fittissima
trama di rapporti con uomini che per anni hanno contato sullo scacchiere
internazionale della politica e dell’economia.
«La loro ambizione - viene descritto - era quella di costruire
un’Europa Unita per arrivare a una profonda alleanza con gli Stati
Uniti e quindi dar vita a un nuovo Ordine Mondiale, dove potenti
organizzazioni sopranazionali avrebbero garantito più stabilità
rispetto ai singoli governi nazionali. Fin dalla prima riunione vennero
invitati banchieri, politici, universitari, funzionari internazionali
degli Usa e dell’Europa occidentale, per un totale di un centinaio di
personaggi circa».
Ecco
cosa hanno scritto alcuni giornalisti investigativi inglesi nel magazine
on line di Bbc News a pochi giorni dal meeting di Stresa. «Si
tratta di una delle associazioni più controverse dei nostri tempi, da
alcuni accusata di decidere i destini del mondo a porte chiuse. Nessuna
parola di quanto viene detto nel corso degli incontri è mai trapelata.
I giornalisti non vengono invitati e quando in qualche occasione vengono
concessi alcuni minuti a qualche reporter, c’è l’obbligo di non far
cenno ad alcun nome. I luoghi d’incontro sono tenuti segreti e il
gruppo non ha un suo sito web. Secondo esperti di affari internazionali,
il gruppo Bilderberg avrebbe ispirato alcuni tra i più clamorosi fatti
degli ultimi anni, come ad esempio le azioni terroristiche di Osama
bin Laden, la strage di Oklaoma City, e perfino la guerra nella
ex Jugoslavia per far cadere Milosevic. Il più grosso problema è
quello della segretezza. Quando tante e tali personalità del mondo si
riuniscono, sarebbe più che normale avere informazioni su quanto sta
succedendo».
Invece, tutto top secret. Scrive un giornalista inglese, Tony
Gosling, in un giornale di Bristol: «Secondo alcune
indiscrezioni che ho raccolto, il primo luogo nel quale si è parlato di
invasione dell’Iraq da parte degli Usa, ben prima che ciò accadesse,
è stato nel meeting 2002 dei Bilderberg». Di parere opposto un
redattore del Financial Times, Martin Wolf, più
volte invitato ai meeting: «L’idea che questi incontri non possano
essere coperti dalla privacy è fondamentalmente totalitaria; non si
tratta di un organismo esecutivo, nessuna decisione viene presa lì».
Fa eco uno dei fondatori, anche lui inglese, lord Denis Healey:
«Non c’è assolutamente niente sotto. E’ solo un posto per la
discussione, non abbiamo mai cercato di raggiungere un consenso sui
grandi temi. E’ il migliore gruppo internazionale che io abbia mai
frequentato. Il livello confidenziale, senza alcun clamore
all’esterno, consente alle persone di parlare in modo chiaro».
Ed
ecco cosa scrive un altro studioso di ordini paralleli e di gruppi e
associazioni che agiscono sotto traccia, Giorgio Bongiovanni.
«Bilderberg rappresenta uno dei più potenti gruppi di facciata degli
Illuminati (una sorta di super Cupola mondiale, ndr). Malgrado le
apparenti buone intenzioni, il vero obiettivo è stato quello di formare
un’altra organizzazione di facciata che potesse attivamente
contribuire al disegno degli Illuminati: la costituzione di un Nuovo
Ordine Mondiale e di un Governo Mondiale entro il 2012. Sembra che le
decisioni più importanti a livello politico, sociale,
economico-finanziario per il mondo occidentale vengano in qualche modo
ratificate dai Bilderberg».
«Il Gruppo - scrive ancora Bongiovanni - recluta politici, ministri,
finanzieri, presidenti di multinazionali, magnate dell’informazione,
reali, professori universitari, uomini di vari campi che con le loro
decisioni possono influenzare il mondo. Tutti i membri aderiscono alle
idee precedenti, ma non tutti sono al corrente della profonda verità
ideologica di alcuni membri principali». I veri ‘conducator’-
secondo questa analisi - i quali a loro volta fanno anche parte di altri
segmenti strategici nell’organigramma degli Illuminati. Due in
particolare: la Trilateral e la Commission of Foreign
Relationship, nata nel 1921, la quale riunisce a sua volta tutti i
personaggi che hanno fra le loro mani le leve del comando negli Usa. «Questi
membri particolari - prosegue Bongiovanni - sono i più potenti e fanno
parte di quello che viene definito il ‘cerchio interiore’. Quello
‘esteriore’, invece, è l’insieme degli uomini della finanza,
della politica, e altro, che sono sedotti dalle idee di instaurare un
governo mondiale che regolerà tutto a livello politico e economico:
insomma, le ‘marionette’ utilizzate dal cerchio interiore perché i
loro membri sanno che non possono cambiare il mondo da soli e hanno
bisogno di collaboratori motivati e mossi anche dal desiderio di danaro
e potere». Passiamo, per finire, alla Trilateral, vero e proprio luogo
cult del Potere nascosto, in grado comunque di condizionare i destini
del mondo. Ovviamente ‘sponsorizzato’ della star
dell’imprenditoria multinazionale, come Coca Cola, Ibm, Pan
American, Hewlett Packard, Fiat, Sony, Toyota, Mobil, Exxon, Dunlop,
Texas Instruments, Mutsubishi, per citare solo le più importanti.
L’associazione
nasce nel 1973, sotto la presidenza “democratica” di Jimmy
Carter e del suo consigliere speciale per la sicurezza, Zbigniew
Brzezinsky, il vero deux ex machina. A ispirare il progetto, le
famiglie Rothschield e Rockfeller, i Paperoni d’America. Un progetto
che ha irresistibilmente attratto i potenti del mondo, a cominciare
proprio dai presidenti Usa, con un Bill Clinton in
prima fila. Così descriveva Giovanni Agnelli la
Trilateral: «Un gruppo di privati cittadini, studiosi, imprenditori,
politici, sindacalisti delle tre aree del mondo industrializzato (Usa,
Europa e Giappone, ndr) che si riuniscono per studiare e proporre
soluzioni equilibrate a problemi di scottante attualità internazionale
e di comune interesse». Il solito ritornello.
Di diverso avviso il giornalista Richard Falk, che già
nel 1978 - quindi a pochissimi anni dalla nascita - scrive sulle colonne
della Monthly Review di New York: «Le idee della Commissione
Trilaterale possono essere sintetizzate come l’orientamento ideologico
che incarna il punto di vista sopranazionale delle società
multinazionali, che cercano di subordinare le politiche territoriali a
fini economici non territoriali». E’ la filosofia delle grandi
corporation, che stanno privatizzando le risorse di tutto il pianeta, a
cominciare dai beni primari, come ad esempio l’acqua: non solo
riescono a ricavare profitti stratosferici ma anche ad esercitare un
controllo politico su tutti i Sud - e non solo - del mondo. La logica
della globalizzazione. E i bracci operativi di questo turbocapitalismo
sono proprio due strutture che dovrebbero invece garantire il contrario:
ovvero la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.
«Entrambi - scrive uno studioso, Mario Di Giovanni -
sotto lo stretto controllo del ‘Sistema’ liberal della costa
orientale americana. Agiscono a tutto campo nell’emisfero meridionale
del pianeta, impegnate nella conduzione e ‘assistenza’ economica ai
paesi in via di sviluppo». E proprio sull’acqua, la Banca Mondiale
sta dando il meglio di sé: con la sua collegata IFC (Internazionale
Finance Corporation) infatti sta mettendo le mani sulla gran parte
delle privatizzazioni dei sistemi idrici di mezzo mondo, soprattutto
quello africano e asiatico, condizionando la concessione dei fondi
all’accettazione della privatizzazione, parziale o più spesso totale,
del servizio. Del resto, è la stessa Banca a calcolare il business in
almeno 1000 miliardi di dollari… Scrive ancora Di Giovanni: «Le
decisioni assunte dai vertici della Trilateral riguarderanno sempre di
più quanti uomini far morire, attraverso l’eutanasia o gli aborti, e
quanti farne vivere, attraverso un’oculata distribuzione delle risorse
alimentari. Decisioni che riguarderanno l’ingegneria genetica, per
intervenire nella nuova ‘umanità’. In una parola, tutto ciò che
definitivamente distrugga il ‘vecchio’ ordine sociale, cristiano,
per la creazione di un nuovo ordine. Ma tutto questo senza particolari
scossoni. Non vi sarà bisogno di dittature, visto che le democrazie
laiche e progressiste, condotte da governi di ‘centrosinistra’,
servono già così efficacemente allo scopo. Governi che riproducono -
conclude - una formula già sperimentata lungo l’intero corso del
ventesimo secolo e plasticamente rappresentata dal passato governo
Prodi-D’Alema: l’alleanza fra la borghesia massonica e la sinistra,
rivoluzionaria o meno».
Tutti i nomi degli italiani in
Bilderberg
Pubblichiamo l’elenco delle
personalità italiane che hanno preso parte almeno una volta dal 1982 ad
oggi, si summit internazionali dei Bilderberg. Sotto a ciascun nome, la
qualifica che ricoprivano al momento dell’ultima partecipazione. Con
l’asterisco rosso, i nomi dei partecipanti al summit del 2004 di
Stresa. Con quello azzurro, coloro che vengono indicati come
“membri” o che hanno rivestito cariche di vertice all’interno
della lobby.
AGNELLI
GIOVANNI * |
MONTI
MARIO * Commissione
Europea |
I principali vip esteri al summit 2004
DAVIGNON
ETIENNE (Suez-Tractebel)
TAYLOR
MARTIN (Goldman Sachs International)
ACKERMANN JOSEF (Deutsche Bank AG)
BARNAVIE
ELIE (Department of History, Tel Aviv)
BOLKESTEIN FRITS
(Commissione Europea)
BOOT
MAX (Wall Street Journal)
BOREL DANIEL (Logitech International)
BURGMANS ANTONY (Unilever)
CAMUS PHILLIPE (European Aeronautics Defence and Space)
CLARKE KENNETH (British American Tobacco)
COLLINS TIMOTHY C. (Yale School of Management, Trilateral Commission)
DAVID GEORGE A. (Coca-Cola Hellenic Botting Company)
DE
CASTRIES HENRI (AXA Insurance)
DE VRIES GUS (UE
coordinatore antiterrorismo)
DERVIS KEMAL (Banca Mondiale GR)
DIAMANTOPOULOU ANNA (Comm. Europea Affari Sociali)
EDWARDS JOHN (Senatore, candidato alla presidenza USA)
GATES
MELINDA F. (Gates Foundation)
GEITHNER TIMOTHY F. (Presidente Federal Reserve Bank of New York)
GRAHAM DONALD E. (Washington Post Company)
HEIKENSTEIN LARS (Governatore Swedish Central Bank)
HUBBARD ALLEN B.
(Presidente E&A Industries)
ISSACSON
WALTER (Presidente Aspen Institute)
KERR JOHN (Direttore Shell)
KISSINGER HENRY A. (Kissinger Associates Inc.)
LONG YONGTU (Boao forum for Asia)
LOPES PEDRO M. SANTANA
(Sindaco di Lisbona)
MYKLEBUST
EGIL (Scandinavian Airline)
NOOYI INDRA K.
(Presidente Pepsi Cola Inc.)
OLLILA JORMA (Presidente Nokia Corporation)
ROCKEFELLER
DAVID (JP Morgan International Council)
ROSS DENNIS P. (Washington Institute for Near East Policy)
SIKORA SLAWOMIR (Presidente Citibank Handlowy)
SOCRATES JOSE (Membro
del Parlamento Europea)
TRICHET JEAN-CLAUDE (Presidente European Central Bank)
UNDERDAL AROLD (Rettore Università di Oslo)
VASELLA
DANIEL L. (Presidente Novartis AG)
VERWAAYEN
BEN J. M. (British Telecom)
WEBER JURGEN (Deutche Lufthansa AG)
WOLF MARTIN H.
(Commentatore economico Financial Times)
WOLFENSON
JAMES D. (Presidente Banca Mondiale)