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massoneria
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massonico - tutti lo vedono tranne gli inquirenti
L’omicidio
massonico 2 - Il caso
Pantani e il caso Fois
A cura del
Prof. Paolo Franceschetti - 21 aprile 2008 - http://paolofranceschetti.blogspot.com
Premessa
In questo articolo approfondiamo alcuni degli argomenti trattati nel
precedente articolo sull’omicidio massonico e chiariamo alcuni dubbi
che l’articolo aveva suscitato specialmente in merito al caso Pantani.
In primo luogo l’articolo precedente terminava con una domanda. Mi
chiedevo cioè il motivo dell’immenso numero di persone
“suicidate” (come si dice in gergo) mediante impiccagione, e facendo
toccare alla maggioranza di esse le ginocchia per terra.
Voglio poi rispondere alle molte domande che mi vengono spesso rivolte:
come si distingue l’omicidio massonico? E perché dico che Pantani fu
sicuramente ucciso?
Impiccagioni e
avvelenamenti, overdose
In primo luogo un lettore mi ha inviato la sua spiegazione.
Il "suicidio in ginocchio" rappresenta "l'omicidio
consacrato" cioè la morte per "volere divino"... cosi
come si viene investiti degli onori alla vita, cosi si viene investiti
degli onori alla morte.
Mi è pervenuto inoltre uno scritto, tratto dal libro di un esoterista
che ha, appunto, trattato questo argomento che riportiamo. Il libro è
di Lino Lista e si intitola: “Raimondo
di Sangro. Il principe dei veli di pietra”. In forma romanzata
vengono rivelati alcuni aspetti del ritualismo massonico che hanno
quindi dato una risposta alla mia domanda sul motivo dei tanti
impiccati.
La corda e l’impiccagione sono i simboli di Giuda e del tradimento di
Cristo.
Ma il lavoro di Lino Lista svela anche un altro mistero. Un’altra
modalità frequente di uccisione, tanto frequente da gettare più di un
sospetto, ad esempio, è quella dell’avvelenamento da overdose, in cui
sono incappati, per fare qualche nome, il ciclista Pantani, poi di
recente un altro componente della sua squadra, il ciclista Valentino
Fois, e a Viterbo il medico Manca, ovvero il medico che pare abbia
curato il boss mafioso Bernardo Provenzano.
Muoiono poi avvelenati anche molti testimoni di processi
importanti. Morì avvelenato in carcere Sindona. E poi molti
“malori” improvvisi, talvolta nell’anticamera di un giudice, in un
tribunale, o nella buovette di Montecitorio come capitò al generale
Giorgio Manes.
Voglio citare
integralmente il passo del libro di Lino Lista:
La corda...(omissis)...è il segno dominante, che mai
deve mancare, di una vendetta massonica. Con riferimento alla leggenda
di Hiram, volendo spandere un maggior numero d’indizi,
convenientemente si potrebbero lasciare accanto al cadavere del
giustiziato, seppur di veleno: dell’acqua, in ricordo della fontana
alla quale il Vendicatore smorzò la sete; un osso spezzato di cane, in
onore dell’Incognito che si mutò in tal bestia; un abito nero, in
memoria del lutto per Padre Hiram. Volendo eccedere, ma mai una società
segreta dovrebbe eccedere perchè troppi indizi talvolta sono
considerati alla stregua di una prova, si potrebbe collocare sulla salma
del traditore un mattone, simbolo muratorio.
Queste morti da overdose, quindi, non sono un caso. Anche
l’avvelenamento è una modalità “massonica” perché simboleggia
la morte per mano del serpente, simbolo dell’infedeltà e
dell’inganno.
Ecco quindi perché Pantani morirà dopo aver ingerito diverse dosi di
coca.
Perché sostengo che sia un omicidio? Perché ogni qualvolta
l’incidente, o il malore, o il suicidio, sono provocati, e sono quindi
un omicidio, immancabilmente partono, a seguito del fatto, i depistaggi
e gli occultamenti che solo un potere come quello massonico è in grado
di fornire: sparizione dei fascicoli dai tribunali, morte dei testimoni,
la pervicace volontà degli inquirenti nell’ignorare determinate prove
(per collusione, paura, o per la mancata conoscenza del problema), le
irregolarità procedurali, ecc…
Il caso Pantani
Esaminiamo il caso Pantani, così come ce lo descrive un
giornalista, Philippe Brunel, in un recente libro “Gli ultimi giorni di Marco Pantani” su cui ci basiamo per la
nostra ricostruzione.
E’ noto che Pantani morirà all’hotel Le rose di Rimini per una
presunta overdose da cocaina.
Anche qui troviamo tutti gli elementi di un omicidio massonico,
ovverosia le firme, nonché tutti le modalità procedurali investigative
che gli inquirenti seguono quando il delitto è massonico.
Ad
esempio troveremo:
- testimoni che cambieranno versione;
- gli inquirenti che ignorano particolari fondamentali nell’indagine:
ad esempio nel cestino dei rifiuti della stanza dell’hotel verranno
rivenuti resti di una cena presa da un ristorante cinese. Ma Pantani non
mangiava cibo cinese. Allora chi c’era con lui quell’ultima notte?
- Sul corpo compaiono segni di colluttazione ma nessuno accerterà mai
se, ad esempio, sotto le unghie compaiano o meno dei resti di DNA altrui
per verificare se Pantani fu forzato a ingerire cocaina (v. pag. 278).
- Errori e omissioni varie nelle autopsie;
-
Una volante della polizia, con due agenti, interverrà sul luogo
dell’incidente, ma non redigerà mai il verbale relativo. Perché
questa irregolarità nelle procedure?
- Le varie
perizie medico legali fanno una gran confusione sull’ora della morte
che collocano tra le 11,30 (la perizia del dottor Fortuni) e le 19 (il
medico Toni).
- Il medico
legale che dopo l’autopsia si accorge di essere seguito.
- La camera fu
trovata in disordine come se ci fosse stato un corpo a corpo.
Poi
ci sono le domande irrisolte.
- Perché
Pantani, volendosi suicidare, prende una stanza in un albergo a pochi
chilometri dalla casa dove abitava?
- Perché
prima di suicidarsi ci resta qualche giorno? Cosa lo fa rimanere in una
stanza di albergo quando aveva la sua abitazione lì vicino?
- Uno degli inquirenti dichiara al giornalista di avere avuto
pressioni dal Ministero dall’interno per concludere in fretta
l’indagine. Ma il ministero non dovrebbe avere fretta di concludere;
casomai dovrebbe avere la volontà di accertare la verità senza
lasciare dubbi. Curioso poi che il Ministero si disinteressi del fatto
che dopo decenni non sia mai venuta fuori la verità per stragi come
Ustica, o per il sequestro Moro, e improvvisamente abbia fretta di
concludere per un personaggio come Pantani. Difficile pensare che sotto
ci sia una voglia di arrivare velocemente alla verità, dato che
l’occultamento della verità è sistematico nella storia giudiziaria
italiana. Mai abbiamo sentito un politico affermare che nel programma
elettorale c’era la volontà di scoprire la verità sulle tante stragi
impunite per dare giustizia alle migliaia di morti e alle decine di
migliaia di famiglie delle vittime delle stragi. Mai. Anzi, in compenso
alcuni degli autori di crimini assurdi,
come l’ex terrorista D’Elia, hanno addirittura avuto incarichi
istituzionali (sottosegretario alla camera nel governo Prodi).
Personaggi che hanno avuto pesanti responsabilità in vicende come il
sequestro Moro verranno addirittura fatti presidenti della Repubblica (Cossiga).
Nessuna fretta di scoprire chi ha abbattuto l’aereo di Ustica, nessuna
fretta di arrivare alla verità sul Moby Prince, nessuna fretta di
scoprire chi c’è dietro ai delitti del Mostro di Firenze,
dietro ai Georgofili, dietro a Piazza Fontana, dietro alla strage di
Bologna. Ma una gran fretta di chiudere il caso Pantani. Curioso no?
Tutte
queste contraddizioni, depistaggi, ecc., sono sempre l’indizio sicuro
della presenza della massoneria.
In alternativa può ipotizzarsi che si tratti di incuria o superficialità
nell’indagine.
Ma si tratta di incuria e superficialità troppo ricorrenti per essere
casuali.
Poi ci sono le firme. Quelle firme che chi non si è mai
occupato di massoneria non riesce a vedere. Ma immediatamente visibili
per chi vive in mezzo a queste vicende.
Anzitutto Pantani muore all’hotel Le Rose, il cui nome potrebbe non
essere casuale ma essere la firma della Rosa Rossa. D’altronde anche i
suoi amici diranno che la morte di Pantani in quell’hotel non deve
essere un caso, ma forse voleva lasciare un messaggio a qualcuno perché
lui era un uomo che non faceva nulla a caso (pag. 52). Forse, aggiungo
io, non era lui che voleva lasciare un messaggio, ma chi l’ha ucciso.
E poi viene trovato accanto al corpo un biglietto con una
frase apparentemente senza senso: Colori,
uno su tutti rosa arancio
come contenta, le rose sono rosa
e la rosa rossa è la più contata.
Non sono in grado di
capire il senso di questo biglietto; ci vorrebbe un esperto e pochi in
Italia sono in grado di capire questi messaggi. Ma indubbiamente sembra
un messaggio in codice.
Probabilmente c’è un significato anche
nel fatto che sia morto a San Valentino, giorno in cui tradizionalmente
si regalano rose alla fidanzata.
Qualcuno ipotizza che
abbia un senso anche la data della sua morte: 14/02/2004, data la cui
somma fa 13, che nelle carte dei tarocchi non a caso è la carta della
morte.
Nonostante non sia in grado di decodificare tutti i particolari è
evidente però che Pantani fu in qualche modo costretto ad andare in
quel preciso albergo affinché poi il delitto fosse firmato.
Ovviamente dire che
dietro un delitto c’è
D’altronde che gli attacchi a Pantani provenissero da ambienti
massonici risulta evidente dal fatto che qualche anno prima ebbe un
incidente anomalo nella discesa di Superga. Un auto entrò nella zona
vietata al traffico e investì Pantani e altre due persone.
Un incidente casuale? Difficile, da pensarsi, perché sulla collina di
Superga sorge quella cattedrale omonima, che venne costruita nel 1717,
anno in cui venne ufficialmente fondata la massoneria. Una basilica e
una collina, insomma, che hanno un particolare significato per la
massoneria. Per chi sa anche solo poche cose sulla massoneria si tratta
di una firma manifesta, specie alla luce delle stranezze di quell’incidente
(inspiegabile ad esempio è come avesse fatto la macchina a inserirsi
nella zona vietata, tanto che Pantani fece causa alla città di Torino
per questo fatto).
La parola ai testimoni
Per chi conosce le
vicende delle stragi italiane gli incidenti stradali per rottura dei
freni o dello sterzo, non sono una novità, I testimoni di queste
stragi, i personaggi scomodi, muoiono sempre così: non solo impiccati e
avvelenati, ma anche in incidenti banali in cui l’auto (o la moto)
escono di strada all’improvviso per un malfunzionamento.
Qualcuno ogni tanto si salva.
Ricordo a memoria – tra gli scampati - il carabiniere Placanica
(implicato nei fatti del G8), il giudice Forleo (ma non così fu per i
genitori, che morirono in un incidente analogo senza ovviamente che gli
inquirenti volessero indagare).
Persino il famoso
Enrico Berlinguer disse di aver avuto un incidente da cui si era salvato
per miracolo, durante un suo viaggio in Bulgaria nel 1973, in cui
morirono però altre due persone; disse che l’incidente era voluto, ma
nessuno gli credette.
Di recente Fabio Piselli, scampato al rogo della sua auto, più volte
nominato nei miei articoli.
Ma in tanti hanno avuto “incidenti anomali” e non si sono salvati.
Ne abbiamo parlato in precedenti articoli e non voglio ripetermi.
Voglio invece ricordare alcuni morti del mondo dello sport e dello
spettacolo.
Ayrton Senna, cui fu montato male lo sterzo della sua Formula 1.
Per non parlare del Torino Calcio; l’aereo ebbe un guasto imprecisato
e si schiantò contro – guarda tu che caso - la collina di Superga.
Il cantante Rino
Gaetano che ebbe due incidenti identici, con la stessa auto; nel primo
incidente si salvò; nel secondo morì, anche perché 5 ospedali si
rifiutarono (misteriosamente) di prenderlo in cura. Il cantante morì il
2 giugno 1981 nello stesso identico modo in cui muore il protagonista di
una sua canzone, La ballata di Renzo. Statisticamente le probabilità
che un cantante descriva la morte di qualcuno perché viene rifiutato da
5 ospedali, e che poi muoia nello stesso identico modo sono…. nulle.
E statisticamente, le probabilità che
qualcuno svolga veramente delle indagini sono le stesse di questi
incidenti: nulle.
Mass Media e delitti
Molta strana è anche la morte del
ciclista Valentino Fois, della squadra di Pantani. Anche lui muore per
cause da accertare, ma alcuni giornali parlano di overdose.
E già questo fa venire qualche sospetto, in quanto probabilmente muore
nello stesso modo del suo ex amico.
In Italia muoiono per
omicidio circa 2500 persone all'anno. E altrettante ne muoiono suicide.
Giornali e Tv si disinteressano di questi fatti, selezionando
accuratamente solo le notizie che piacciono e sono funzionali al
sistema.
Quando però su un
fatto scatta l’attenzione dei media, in genere questo è un segnale
che sotto c’è dell’altro.
Quindi viene spontanea la domanda. Perché i giornali si interessano
alla morte di un ciclista poco conosciuto come Fois?
E perché poi, nei pochi secondi che i TG dedicano alla notizia, occorre
precisare che era
implicato in un furto di portatili?
Quand’anche si voglia dar risalto alla morte di un uomo, non c’è
alcuna necessità di informare il pubblico che costui – forse –
aveva rubato dei PC. In primo luogo perché la notizia è generica e
posta in forma dubitativa. In secondo luogo perché non si capisce quale
collegamento possa sussistere tra un furto di PC e una morte per
overdose.
Il sospetto che sia
un omicidio, e che la televisione abbia volutamente voluto riportare
l’immagine di una persona drogata e dedita al furto, è molto forte.
Il messaggio che si vuole trasmettere è questo: è morto un ladro e per
giunta drogato e depresso.
Ma chi invece ha capito come funziona l’informazione in Italia capisce
chiaramente un altro messaggio: probabilmente si tratta di un omicidio e
c’è sotto qualcosa.
E allora il pensiero corre al fatto che qualche prima avesse rilasciato
un intervista alle Jene
(intervista che trovate a questo indirizzo: http://it.youtube.com/watch?v=RRvhdi1gHqk).
Aggiungiamo poi una cosa. Chi frequenta a livello professionistico il
mondo dello sport sa che il doping è un fenomeno assolutamente diffuso,
nel senso che probabilmente non è possibile partecipare a qualsiasi
tipo di sport senza doparsi.
Nella mia esperienza
del passato, per anni ho praticato Body Building e ho seguito corsi per
diventare istruttore di questa disciplina. E il doping era una materia
di studio assolutamente ufficiale, nel senso che nella preparazione
atletica di uno sportivo professionista non si poteva prescindere dal
doping. Il problema era solo come eludere i controlli, stare attenti ai
tempi di eliminazione della sostanza ecc...
C’è quindi il forte sospetto che Fois
sia morto in questo modo per aver “tradito”, come Pantani, e che i
due abbiano pagato con la vita la loro maggiore pulizia e onestà
intellettuale rispetto al resto dell’ambiente in cui vivevano.
Considerazioni finali
C’è anche (non il
sospetto ma) la certezza, che la verità non verrà mai a galla. Anzi, a
dire queste cose, purtroppo, si rischia di passare per matti o
visionari.
La cosa che mi dà tristezza, in tutta questa vicenda, non è la gravità
delle collusioni istituzionali a tutti i livelli, né la scarsa
preparazione di molti inquirenti in materia che si traduce in una
mancata tutela del cittadino. Questo ho imparato ad accettarlo, perché
viviamo in una democrazia troppo giovane perché sia veramente una
democrazia. Le mentalità e i costumi di secoli non possono cambiare in
pochi anni. L’oligarchia mascherata in cui viviamo, in fondo, un
giorno dovrà finire per dare spazio ad una nuova era.
Ciò che mi dà tristezza è pensare che la maggior parte delle famiglie
di queste vittime non saprà mai la verità.
La maggior parte
muore senza che i familiari sospettino un omicidio. Io stesso dopo il
primo incidente che mi capitò pensai ad un caso. E dopo il secondo
pensavo che ce l’avessero con la mia collega
e che avessero manomesso contemporaneamente sia la mia moto che
la sua per maggior sicurezza di fare danni a lei.
In altre parole; potevo morire senza sapere neanche perché e
pochi avrebbero sospettato qualcosa. Solo dopo qualche tempo mi
spiegarono chi ce l’aveva come me e perché. Ora, perlomeno, so che mi
potrebbe succedere qualcosa e so anche il perché. Ogni volta che prendo
l’auto sono consapevole che lo sterzo potrà non funzionare, che un
auto che viene in senso inverso all’improvviso potrà sbandare e
venire verso di me, o magari che potrò avere un malore
nell’anticamera di una procura come è successo al capo dei vigili
testimone della Tyssen Krupp. Ma all’epoca dei primi incidenti, non
avevo neanche il sospetto di essere stato “condannato a morte”.
Perché non ero consapevole di quale colpa avessi commesso e di quale
peccato mi fossi macchiato.
Mi domando se Senna sapeva il destino che lo aspettava, se i familiari
avranno capito. I familiari del Torino Calcio cosa penseranno di
quell’incidente terribile? E i genitori di Fois? E la Forleo, cui
scrissi “una lettera aperta” dalle pagine di questo blog… avrà
capito esattamente cosa le è successo oppure penserà che il suo
incidente d’auto sia stato casuale?
I familiari delle vittime di via dei Georgofili, di Ustica, del Moby
Prince, hanno capito. Lì sono troppo grosse le collusioni, troppo
evidenti gli omicidi e i depistaggi perché qualcuno non
capisca.
Ma gli altri?
I familiari dei
testimoni di processi apparentemente normali, come quelli della Tyssen
Krupp, o del Mostro di Firenze, che apparentemente sembra un normale
caso di un serial Killer? E i familiari di tutte quelle persone che
parevano condurre una vita normale, perché il delitto è maturato in un
luogo ove nessuno sospetterebbe l’ingerenza così pesante dei
cosiddetti poteri occulti, come il mondo sportivo?
Ho telefonato ai genitori di Pantani prima di scrivere questo articolo.
Dal loro silenzio successivo al mio fax presumo che abbiano pensato che
io sia un folle, magari un mitomane in cerca di pubblicità.
E’ normale che lo pensino, come è normale che la maggior parte delle
persone che leggeranno queste righe le prendano per un delirio.
Allora voglio
ricordare le parole dell’onorevole Falco Accame, a proposito degli
incidenti anomali (come quello capitato ai genitori del giudice Forleo)
o dei suicidi dei vari testimoni di processi importanti. Parlavamo
dell’incidente capitato al giudice Forleo, e mi disse “inizialmente,
quando mi occupai di queste cose, credevo al caso. Non volevo credere
che fosse una cosa voluta perché mi pareva fantascienza. Poi, quando mi
accorsi che i testimoni morivano tutti, sistematicamente, ho capito…
E’ una cosa che è difficile da accettare.”
Questo articolo, come il precedente, è scritto per tutti i familiari di
persone suicidate, impiccate, morte in incidenti inspiegabili che hanno
sempre capito che la versione ufficiale data dagli inquirenti non
quadrava, affinché perlomeno loro sappiano la verità. Oramai sono
troppe le vittime sparse per la penisola, perché
non si cominci a sospettare. E sono
troppi i sopravvissuti perché qualcosa prima o poi non venga
fuori.
Oramai parlo con
tante persone esperte e mi confronto. Molti, tanti, hanno capito. Un mio
amico medico legale, a cui ho raccontato le mie “scoperte” mi ha
lasciato di stucco quando mi ha detto “si Paolo, lo sapevo. Lo sapevo
perché da medico legale mi rendo conto quando ci prendono in giro in TV
e sui giornali. Tutti quei suicidi in carcere per soffocamento con buste
di plastica sono impossibili dal punto di vista di medico legale.
Analizzando alcuni dei più importanti casi dal punto di vista medico
legale mi sono accorto che ci prendono in giro. E poi sono un
appassionato di esoterismo, e quindi i loro simboli e messaggi io li
vedo. Vedi? L’esoterismo è un linguaggio. Se non lo conosci è come
camminare per strade di una nazione straniera; vedi la gente, vedi le
scritte, ma non ti dicono nulla; in certi casi potrebbero sembrarti
innocui disegnini. Ma se invece lo conosci allora riesci a leggere oltre
la superficie e capire i messaggi profondi che vengono lanciati e gli
innocui disegnino diventano frasi precise. Capisci tutto, ma con la
maggior parte delle persone non puoi parlare perché ti prendono per
matto. E il problema principale, quando capisci il sistema, è
continuare a fare la vita di sempre senza impazzire”.
Questo, signori, è
il sistema in cui viviamo ma con un po’ di studio e di intuito si può
imparare a capirlo. Il paradosso è che non sono mai stato un
appassionato né di gialli, né di spionaggio, né di esoterismo; ma
credo che neanche la più fervida fantasia di qualsiasi scrittore abbia
mai immaginato un sistema del genere. La realtà, per chi la vuole
vedere, supera sempre di gran lunga la fantasia. Anche quella di Stephen
King, che forse non a caso ha scritto una serie di telefilm che si
intitola The Red Rose, e che
forse per i suoi libri non si è ispirato alla sua sola fantasia (ad es.
nei “Lupi del Calla”, occorre proteggere una sola rosa rossa che sta in
una Torre nera; e se
PS finale. Quando
facevo il quarto ginnasio rubai tre biscotti al mio miglior amico,
Daniele. Voglio precisare, in caso di suicidio da parte mia, che i due
fatti non sono collegati, al fine di evitare che i media mi facciano lo
scherzo di Fois e che riportino la notizia e facendomi passare per un
ladro di biscotti. Peraltro confessai il mio crimine a Daniele, il quale
dopo 25 anni non manca mai di ricordarmelo.
Pag. 13 de "Il
Giornale", martedì 15 gennaio 2008