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Pinocchio?
Un "fratellino" della loggia di Firenze
di Cesare
Medail, tratto dal sito www.harmoniauniversalis.org
"Lunatici apostoli d'un
simbolo politico e religioso, nel quale la mia natura, l'esperienza, la
tradizione del mondo e dei miei studi mi vietan di credere": tra quegli
"apostoli" Giovanni Prati collocava l'autore di Pinocchio, e
Ferdinando Tempesti, uno dei maggiori studiosi di Collodi, commenta che la frase
è "non poco sibillina fino a quando non si legge in quel simbolo il
simbolo massonico".
Se l'affiliazione del mazziniano Carlo Lorenzini alla libera muratoria era solo
un'ipotesi, ora è divenuta certezza: nell'introduzione al Pinocchio
appena uscito nei classici dell'Universale Feltrinelli, Tempesti reca come
prova, oltre alla frase del Prati (1885), una lettera al Massone Pietro Barbera
(1844), che termina: "In ogni modo mi creda, il fratello
Collodi".
Il più famoso burattino del mondo, dunque, è figlio di una loggia? Le infinite
esegesi di un libro diffuso quanto la Bibbia e il Corano vanno rivedute alla
luce dei simboli muratori? Fernando Tempesti cita addirittura uno studio basato
su quest'ipotesi, Pinocchio e i simboli della "Grande Opera"
(Editore Atanor, 1984), autori il sociologo Nicola Coco e lo specialista di
dottrine ermetiche Alfredo Zambrano.
I due studiosi riportano frammentarie notizie circa l'affiliazione di Lorenzini
a una data obbedienza: la madre, per esempi, addolorata di avere un
figlio massone, lo aveva convinto a fare atto di presenza alla messa di
mezzogiorno in Santa Maria Maggiore, a Firenze; ma soprattutto ricostruiscono i
rapporti fra Collodi e Ferdinando Martini, giornalista-editore fiorentino, al
quale Carducci scrisse una lettera da massone a fratello e che fu
collaboratore del Gran Maestro Lemmi, uno dei veri fondatori del Grande Oriente
Italiano.
Ebbene, sarà proprio Martini a pubblicare a puntate le Avventure di
Pinocchio sul suo Giornale per i bambini. Dato che dopo l'unità
d'Italia, i massoni (e in particolare, a Firenze, le logge Nuovo Campidoglio
e Concordia) s'impegnarono a fondo nella rifondazione in chiave laica
della pedagogia scolastica con un occhio di riguardo alla letteratura per
l'infanzia ("togliere i fanciulli dalle ugne del clero", Rivista
Massonica, 1873), è facile inquadrare l'attività di Martini, e quindi di
Collodi, in tale disegno, tanto più che grande assente da Pinocchio è
proprio "il substrato religioso ecclesiale", come notano Coco e
Zambrano. Ma questo non è ancora sufficiente ad arruolare Collodi nella frammassoneria
toscana.
I due studiosi formulano tre ipotesi: a) Collodi era veramente iniziato e Pinocchio
è la traduzione di un'esperienza esoterica opportunamente adattata al contesto
politico-culturale; b) Fu solo il prestanome di un cenacolo massonico, come
quando "diresse" il giornale di Martini; c) Fu il prestapenna di una
"committenza" segreta. Gli scarni dati biografici circa il padre di
Pinocchio non consentono di rispondere con certezza.
Una circostanza, però, insieme con le nuove notizie di Tempesti depone a favore
della tesi iniziatica: Lorenzini cambiò il proprio nome in Collodi nel '59, in
coincidenza del suo trentatreesimo compleanno, cifra di alto significato nel
processo di maturazione massonica: e verrebbe da cum-lode che, nelle
saghe medievali, indica il ritrovamento del senno perduto (amlode, da cui
Amleto).
Ma le prove dell'ispirazione massonica di Pinocchio vanno cercate nel
testo: una sorta di cammino iniziatico, scandito secondo le fasi della Grande
Opera alchemica (la cui filosofia s'intreccia agli ideali massonici
ottocenteschi). E' impensabile riassumere qui l'analisi dei simboli portata a
sostegno di tale ipotesi, dal "serpente verde" di Goethe ai
"grilli alchimisti" a alle "idee-balocchi" dei Colloqui
per massoni di Lessing, per non parlare delle analogie coi Tarocchi (per
tutte, Pinocchio impiccato come l'Appeso). Ci limitiamo a ricordare, al
capitolo XXIII, la lapide della bambina dai capelli turchini abbandonata
dal suo fratellino Pinocchio. Sarebbe la prima iniziazione del burattino,
ufficialmente Fratellino, "ovvero ammesso a una prima gnosi
effettiva", mentre la seconda avviene nel ventre del Pesce-cane dove trova una
candela, un tavolo, residui di cibarie, vale a dire "un apparecchiamento
cerimoniale tipico".
Come spiegare, a questo punto, il successo multiculturale del figlio di una
loggia toscana? Simboli e segni di riferimento appartengono a un linguaggio
universale, adottato dalla maggioranza delle tradizioni e, di conseguenza, dalla
fiaba: Collodi ha "attinto ad un piano simbolico che appartiene ad un mondo
in cui vigono idee madri ed archetipi universali" scriveva nel '77,
richiamandosi a Jung, lo psicoanalista Emilio Servadio (Passi sulla via
iniziatica, Ed. Mediterranee). Sapendolo massone ed innamorato di Collodi,
Tempesti scrive che Servadio gioirà nel ritrovarselo fratello; ma già
in quel saggio aveva visto nel soggiorno di Pinocchio in una cavità oscura (il
Pesce-cane), prima della mutazione finale, un'analogia "con il Gabinetto
di riflessione in cui viene posto il profano prima dell'iniziazione
massonica..."