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- Significato massonico della stella a 5 punte
La
stella a cinque punte sulla mano di Paolo VI
Dott. Don Luigi Villa – da: «Stella a
cinque punte: firma del Pontificato di Paolo VI»
Questa è la «porta di bronzo» quando venne inaugurata, sul «Battente del Bene», al n° 12, vi figurava il «Concilio Ecumenico Vaticano II»: quattro Padri conciliari tra Giovanni XXIII e Paolo VI.
Però, mentre Giovanni XXIII e gli altri quattro Padri conciliari erano scolpiti
con la faccia che guardava in avanti, Paolo VI (l’ultimo a destra) era invece
scolpito di profilo, in modo da presentare, ben visibile, la Sua mano sinistra
con su, incisa, l’insegna massonica: la «Stella a cinque punte», o «Pentalfa
massonico».
Poco tempo dopo l’inaugurazione di quella «nuova porta di bronzo» della basilica di San Pietro, il sottoscritto (don Luigi Villa) vi andò per vederla. Osservandola bene, notò subito quell’insegna massonica sul dorso della mano sinistra di Paolo VI. Allora, immediatamente, mi recai da un Cardinale…per denunciare il fatto. Egli mi assicurò che avrebbe subito provveduto. Infatti, quando io, poco tempo dopo, ritornai a Roma, proprio per vedere quella «porta di bronzo», notai subito che quella insegna massonica sul dorso della mano sinistra di Paolo VI era stata raschiata: si vedeva solo il rosso vivo del rame. Era chiaro! Vistisi scoperti, i responsabili del fatto avevano provveduto, prima, a far raschiare il simbolo massonico dalla mano, poi, successivamente – come io stesso vidi in un altro mio ritorno a Roma – avevano sostituito il pannello n° 12 con un altro – l’attuale – sul quale, però, non vi comparivano più le sei figure di prima, ma solo cinque, come ognuno può vedere.
Ora: come si può spiegare che un Papa (Paolo VI) si sia fatto scolpire la
propria immagine su quella «porta di bronzo», con sul dorso della Sua mano
quel simbolo massonico, pur sapendo che sarebbe rimasta lì a testimoniare,
lungo i secoli, che Lui, Paolo VI, sarebbe stato giudicato un «Papa massone»?
E certo non si può dire che quell’opera dello scultore Minguzzi fosse stata
eseguita senza il Suo volere e senza la Sua approvazione, perché fu proprio Lui
a benedirla nel giorno del Suo compleanno, come fu anche pubblicato, poi, su un
«Inserto Speciale» de «L’Osservatorio Romano», per il Suo ottantesimo
Compleanno[1],
e proprio con quel satanico marchio massonico sulla mano, quasi a firma – e
non generica – del Suo Pontificato!
«Stella a cinque punte»:
firma del pontificato di Paolo VI
Questa affermazione è inquietante, perché questa «firma» della «stella
a cinque punte», scolpita sul dorso della mano di Paolo VI, sulla «formella»
originale della «porta di bronzo» della Basilica di San Pietro, è forse
l’atto più sconcertante e temerario di una tremenda realtà che, durante
tutto il Suo pontificato, è continuata ad affiorare, fino a formarne un mosaico
che mette a nudo l’incredibile e inqualificabile atteggiamento di Palo VI nei
confronti della Massoneria![2]
E questo lo fece dopo 250
anni di rinnovate «scomuniche», «ammonimenti», «sanzioni», e dopo circa
200 « documenti» del Magistero della Chiesa contro la Massoneria, e dopo 16
Encicliche e più di 590 «condanne» contro questa setta, bollata come «regno
di Satana» da Leone XIII nella Sua Enciclica del 1884: «Humanum genus».
Subito dopo la pubblicazione di questa Enciclica, l’alto iniziato Tommaso
Ventura, dopo aver riconosciuta l’«Humanun genus» come «il più celebre
solenne documento antimassonico», scrisse: «Il Papa Leone XIII vide
molto giusto; comprese che cosa fosse la Massoneria; ne svelò la fisionomia
precisa; ne denudò le aspirazioni in termini inequivocabili»[3]
Ora, la Chiesa non ebbe mai né incertezze né dubbi nella sua lotta
contro la Massoneria; fu solo con l’avvento del Vaticano II, e soprattutto con
Paolo VI, che il «nuovo atteggiamento» capovolse la precedente posizione del
Magistero della Chiesa, adottando posizioni «ecumeniche» e «liberali» nei
confronti della Massoneria fino ad «auspicare la pace tra le due istituzioni»!
Per gettare un po’ di luce su questo strano aspetto della personalità di
Paolo VI, elenchiamo alcuni dei tanti altri «fatti» e «detti» che Lo
riguardano ad hoc:
1)
In una rivista massonica si legge: il Gran Maestro Gamberini, il giorno
stesso dell’annuncio a Pontefice di Montini, disse: «Questo è l’uomo
che fa per noi!»
2)
Il «necrologio», o elogio funebre, che l’ex Gran Maestro di Palazzo
Giustiniani, Giordano Gamberini, ha fatto di Paolo VI su «La Rivista Massonica»:
«Per noi è la morte di CHI ha fatto cadere la condanno di Clemente XII e
dei suoi successori. Ossia, è la prima volta – nella storia della Massoneria
moderna – che muore il Capo della più grande religione occidentale non in
istato di ostilità coi massoni». E conclude: «per la prima volta,
nella storia, i Massoni possono rendere omaggio al tumulo di un Papa, senza
ambiguità né contraddizione»
3)
In una lettera privata, scritta da un massone, amico del noto scrittore
francese, conte Lion de Poncis, esperto in questioni massoniche, si legge questa
frase: «…Con Pio X e Pio XII, noi framassoni potemmo ben poco, ma, “avec
Paul VI, nous avons vencu!”» (“con Paolo VI, noi abbiamo vinto”).
4)
Sotto il Suo Pontificato sono state introdotte, in Italia, le «leggi
massoniche», quali: il divorzio, l’aborto, la separazione tra Chiesa e
Stato… E vi fu un profondo inserimento della Massoneria anche nelle strutture
ecclesiastiche ordinarie.
5)
Il 13 novembre 1964, Paolo VI depose la «tiara» (“il triregno”)
sull’altare, rinunciandovi definitivamente. Un gesto, questo, che fu
l’obiettivo della «Rivoluzione Francese». Il massone Albert Pike scrisse: «Gli
ispiratori, i filosofi e i capi storici della Rivoluzione francese avevano
giurato di rovesciare la “CORONA” e la “TIARA” sulla tomba di Jacques de
Molay»[4]
6)
Durante il Suo viaggio in Terra Santa, nel 1954, sul monte degli Ulivi, a
Gerusalemme, Paolo VI abbracciò il Patriarca ortodosso Athenagoras I, massone
del 33° grado. Poi, alla vigilia della chiusura del Vaticano II, tutti e due si
tolsero le rispettive «scomuniche», lanciate nel 1054.
7)
Questa Sua coincidenza di vedute con «piano massonico» la si può
trovare anche nell’identità dei Suoi programmi con i piani massonici
dell’ONU e dell’UNESCO. Si legga, ad esempio, la Sua Enciclica «Populorum
progressio», in cui Paolo VI parla di una «banca mondiale», dietro la quale
c’è un «Governo mondiale», che regnerebbe grazie a una «religione
sintetica e universale»
(…)
[1]
«Inserto Speciale» de «L’Osservatorio Romano», Domenica
25 settembre 1977, p. XI
[2]
Per approfondimenti si legga: «Paolo VI…beato?» del sac. Luigi
Villa, edizioni Civiltà
[3]
Tommaso Ventura, «Massoneria alla sbarra – Sua vera origine – Sua
vera essenza», Atanor, 1961
[4]
Albert Pike, «Morals and Dogma» vol II, p. 156